PLATONE

Platone era un discepolo di Socrate ed è grazie a lui che riusciremo a costruire il pensiero socratico. Nato da una delle più importanti famiglie di Atene, Platone era destinato alla vita politico-amministrativo, un’ambizione che venne soffocata dalla delusione di fronte all’ingiustizia che osservò nei governi succedutisi: capita spesso di modificare i propri piani perché succede qualcosa di estremamente grave o ingiusto da cambiare radicalmente i nostri pensieri su quella cosa e questo fu ciò che successe a Platone, grande amante della politica che vede il suo maestro essere ucciso per mano di quella politica che tanto amava; Platone ritenne quella condanna così ingiusta da arrivare a condannare tutta la politica di quel tempo e in più prima ci fu anche il governo sanguinario dei trenta anni. La morte di Socrate segnò profondamente Platone tanto da mettere in discussione non soltanto la politica ma la vita stessa perché la politica viene fatta dagli uomini e secondo lui si stava assistendo ad una crisi dell’uomo ed è proprio qui che viene in soccorso la filosofia che per Platone diventa l’unico mezzo per condurre l’uomo e tutta la comunità verso la giustizia. Dopo varie vicissitudini Platone istituì l’accademia (il nome deriva dal luogo in cui la scuola fu fondata ossia il parco dedicato all’eroe greco Accademo) un vero e proprio luogo di studio.

 L’insegnamento di Platone verrà diviso (solo successivamente e non da Platone stesso) in due filoni: le dottrine scritte (quelle che ci sono pervenute tramite le sue opere) e le dottrine non scritte (quelle che la stessa volontà di Platone dovevano essere destinate all’insegnamento scritto). 

 Socrate non amava tutto ciò che venisse scritto perché per lui il metodo filosofico avveniva tramite il dialogo e Platone per cercare di lasciare una impronta e ubbidire alla volontà di Socrate, utilizza la forma dialogica che permette di esprimere al meglio l’idea della verità. 

Platone predilige il dialogo ma questa forma presenta delle difficoltà:

  1. nei dialoghi platonici sono presenti molti personaggi che esprimono ognuno la propria opinione e non riuscivi mai a capire il pensiero di Platone
  2. attraverso il mito che in alcuni casi è enigmatico perché si può prestare a diverse interpretazioni 

a differenza dei discorsi dei sofisti, i dialoghi platonici si propongono di raggiungere una conoscenza autentica e sono sorretti da una struttura logica rigorosa. Nei dialoghi gli interlocutori sono persone ben definite, la finalità dei dialoghi è la ricerca della verità con metodo e rigore razionale e questi dialoghi privilegiano discorsi brevi

il mito platonico ha una duplice funzione: serve per comunicare in modo semplice e intuitivo dottrine particolarmente difficili e in secondo luogo viene utilizzato nei casi in cui laddove sia difficile spiegare dei concetti complessi, con il mito che utilizza un linguaggio popolare, è più facile tradurre alcune sue teorie complesse.

TEORIA DELLE IDEE

Platone prosegue la ricerca dal punto in cui era arrivato Socrate. Il problema che ora si pone Platone è quello di stabilire che cosa siano il bene e i valori assoluti a cui deve ispirarsi il sapiente per promuovere un rinnovamento sociale e in che modo si possa giungere a conoscerli. In primo luogo, Platone riconosce che i sensi non permettono di pervenire a un’idea unica e oggettiva del bene e riconosce la necessità di trovare criteri di verità oggettivi e universali e pertanto intraprende la seconda navigazione con la quale arriva ad ammettere che esistono le idee, entità immutabili, intellegibili e perfette. 

Platone dice che arriva alla definizione di che cosa sono le idee tramite la seconda navigazione (nella prima navigazione lasci andare il tuo pensiero alle onde e quindi la tua barca si muove sospinta dal vento mentre nella seconda navigazione, che deve compiere il filosofo che vuole raggiungere la definizione di bene assoluto, è quella che deve comportare nel momento in cui il mare è calmo, un lavoro di remi e quindi lo sforzo, perché la filosofia deve essere ricerca e sforzo). Platone comincia a domandarsi se è possibile individuare una causa di tutte le cose mutevoli che appartengono a questo mondo come qualcosa di immutabile. Per Platone bisogna immaginare che vi sono due piani dell’essere: uno fenomenico e visibile (il mondo delle cose) l’altro meta-fenomenico (tutto ciò che va oltre il fenomeno) e invisibile (quello delle idee).

LE IDEE E LA LORO NATURA

Per comprendere quindi la teoria di Platone, dobbiamo definire che cosa sia l’idea che è qualcosa che è visibile, ha una sua forma e una sua figura (IDEA –  viene da una parola greca éidos che in italiano possiamo indicare come ‘forma’, ‘figura’.). È una vera e propria sostanza immutabile situate IPERURANIO al cui vertice c’è l’idea del bene (che vuol dire – ciò che sta sopra le cose visibili). Le idee quindi non sono un pensiero ma bensì l’essere, ad esempio ‘Socrate è buono’, deve esistere l’idea di bontà e cattiveria. Le idee rendono visibili le cose. Platone dunque immagina che l’universo sia diviso in due parti: la parte sensibile, cioè tutto ciò che possiamo percepire con i nostri sensi e un mondo che sta nell’aldilà che si chiama iperuranio, luogo dove sono conservate le idee. Nella sua teorizzazione troviamo 3 caratteristiche chiave del rapporto tra idee e cose:

  1. mimesi ossia le cose imitano le idee (ad esempio: la sedia prodotta dall’artigiano è fatta a imitazione dell’idea di sedia)
  2. metessi ossia le cose sensibili partecipano, seppur in parte alla costituzione delle idee (ad esempio: le azioni giuste partecipano all’idea di giustizia)
  3. parusia: le idee sono presenti dentro le cose (ad esempio nell’azione giusta prende vita l’idea di giustizia)

Vi è quindi un legame tra il mondo ideale e quello sensibile.

Le idee rappresentano sia le cause sia il metro di paragone delle cose. Platone identificando la verità con le idee riesce a raggiugere un punto di vista universale e assoluto

LA CLASSIFICAZIONE DELLE IDEE

Le idee sono distinte in due tipologie:

  1. le idee di valori morali, estetici e politici (come il bene, la bellezza e la giustizia)
  2. le idee di enti geometrico-matematici (come il numero, il cerchio, la linea)

esistono anche idee di oggetti naturali (come le piante) e idee di oggetti artificiali o manufatti (come il letto, il tavolo). Nelle opere della maturità Platone afferma che ad ogni realtà sensibile deve corrispondere una forma ideale. Il bene di Platone rappresenta qualcosa di divino e dunque è la causa universale di tutto ciò che è bello e buono.

IL SUPERAMENTO DI PARMENIDE (solo l’essere è mentre il non essere non è)

Il mondo delle idee di Platone presenta alcuni caratteri tipici dell’essere parmenideo ovvero che le idee sono eterne, incorruttibili e immutabili. L’idea non è isolata ma può entrare in relazione con altre idee in virtù dei suoi 5 generi sommi (sono gli attributi fondamentali delle idee):

  1. l’essere
  2. l’identico
  3. il diverso
  4. la quiete
  5. il movimento

di ogni idea possiamo dire che è, è identica a se stessa, è diversa dalle altre, è in quiete e in movimento. Platone risolve il problema del nulla.

PERCHÉ L’ANIMA PUÒ CONOSCERE LE IDEE

Secondo Platone l’anima può conoscere le idee in quanto ha potuto contemplarle in una fase precedente all’incarnazione. Ciò che chiamiamo conoscenza non è altro che anamnesi cioè il ricordo da parte dell’anima delle idee con cui era già stata in contatto. Nel MENONE vi fu un esperimento secondo cui uno schiavo viene guidato da Socrate attraverso una serie di domande ed egli riuscì a pervenire alla soluzione con la dimostrazione del teorema di Pitagora (lo schiavo riesce a dimostrare il teorema in quanto nella sua anima era già presente) > conoscenza innata

DUALISMO ONTOLOGICO- GNOSEOLOGICO

Per Platone il mondo è basato su un dualismo innanzitutto tra la realtà sensibile e la realtà sovrasensibile.

La gnoseologia è la dottrina che studia la conoscenza

Per Platone i gradi della conoscenza sono in un rapporto di corrispondenza con quelli dell’essere. Ciò significa che al dualismo ontologico, corrisponde un dualismo gnoseologico: secondo cui il mondo perfetto delle idee rispecchia la scienza perfetta e immutabile mentre la dimensione mutevole delle cose sensibili rispecchia l’opinione imperfetta e mutevole.

Alla scienza corrisponde il mondo delle idee

All’opinione corrisponde il mondo sensibile

All’ignoranza corrisponde il nulla

Inoltre Platone dirà nella repubblica esistono 4 gradi di sapere a cui corrispondono 4 gradi della realtà. Sul piano del conoscere bisogna distinguere l’opinione e la scienza. L’opinione a sua volta è divisa in due: la congettura o immaginazione e la credenza. La scienza si basa a sua volta su due parti: da un lato la ragione scientifica e dall’altro l’intelligenza filosofica. A loro volta questi 4 piani della conoscenza corrispondono a 4 piani della realtà:

la congettura alle ombre e alle immagini sensibili

la credenza agli oggetti sensibili

la ragione scientifica agli enti matematici

LA DIALETTICA

per Platone, la dialettica è la più importante delle scienze perché senza dialettica non esiste la filosofia. Essa impone un confronto filosofico in cui alle domande devono seguire le risposte (soltanto il filosofo conosce ed esercita questa tecnica) infatti Il termine dialettica allude all’arte del dialogo. Bisogna però essere in grado di differenziare le idee e per questo motivo Platone inventa il procedimento dicotomico (che significa procedere in due direzioni). la dialettica alla cui base vi è il procedimento dicotomico è quell’arte che permette di differenziare le idee tra di loro e di individuare eventuali legami.

Platone in un’opera che si chiama ‘sofista’ dirà che bisogna definire che cosa significa ‘la caccia’ (inteso come il tentativo di accaparrarsi più allievi possibili) e cerca di definire questo concetto attraverso un procedimento dicotomico e attraverso ciò giunge a capire qual è il posto che ogni idea occupa in questa struttura gerarchica. Attraverso questo procedimento che è caratterizzato da due movimenti: la sintesi (consiste nella definizione di una idea) e l’analisi (consiste nella divisione dell’idea) si perviene alla definizione dei concetti.

LA DOTTRINA ETICA

Per Platone la filosofia era un modo per far rinascere l’uomo dal punto di vista spirituale indispensabile per un rinnovamento della vita politica. 

L’ANIMA PER PLATONE

Per Platone l’anima è una sostanza semplice e incorporea (invisibile) che ha come obiettivo principale la purificazione. Nel Fedone tenta di dimostrare la sua immortalità attraverso vari argomenti: 

  1. prima con la reminiscenza: se è vero che nell’uomo esiste la possibilità di conoscere le idee, cioè forme ideali, allora l’anima ha conosciuto il mondo ideale prima dell’incarnazione
  2.  l’altro fattore è che l’anima, proprio perché capace di conoscere le idee, deve avere una natura loro affine.

E dunque L’anima è il principio vitale del corpo (definizione del cratilo) – l’anima, legata all’idea di vita ma non può accogliere la morte, la deve superare (fedone)

IL DESTINO DOPO LA MORTE CHE SPETTA ALL’ANIMA

Nella parte conclusiva del Fedone, Platone affida al racconto mitologico la descrizione del viaggio delle anime nell’Ade (il regno dei morti) un viaggio che avrà caratteristiche differenti per le anime buone e quelle cattive perché l’anima che sarà macchiata di qualche colpa, sarà destinata a vagare nella solitudine e disperazione e verrà portata nella prigione (il tartaro). L’anima che invece non si è macchiata di nessuna colpa, viene accolta nell’etere e questo è il mito antico ma Platone dice che chiunque sia dotato di intelletto non può accontentarsi di una risposta del genere e dice che per Platone ognuno di noi è responsabile della propria sorte e l’unico strumento che può permettere all’uomo di salvarsi è la filosofia che insegna la verità e il bene.

L’anima per Platone è composta da 3 parti: c’è un’anima razionale appartenente agli uomini saggi (in cui prevale la ragione), un’anima irascibile appartenente agli uomini guerrieri (in cui prevale il coraggio) e un’anima concupiscibile appartenente agli uomini comuni (in cui prevale il piacere dei sensi). Ad ognuna Platone assegna una sede nel corpo: la ragione viene collocata nel cervello, l’eroismo nel petto e la concupiscenza nelle viscere. 

IL MITO DEL CARRO ALATO

L’anima razionale è rappresentata da un auriga (colui il quale guidava il carro, rappresenta la ragione) che cerca di indirizzare il cavallo buono (ovvero il coraggio che può essere domato dalla ragione) rappresentato come il cavallo bianco verso l’alto (purificazione, iperuranio). Nel frattempo però questi 2 lottano con il cavallo nero e cerca di dominarlo(che rappresenta l’anima concupiscibile e gli istinti carnali). È una metafora caratterizzata dalla lotta tra il desiderio carnale, la ragione e le emozioni nobili, tutti e 3 fondamentali per l’equilibrio dell’anima e dunque Platone non nega la forza delle passioni ma ritiene che sia compito della ragione ricondurle nella giusta direzione.

L’AMORE COME PONTE TRA MONDO SENSIBILE E MONDO INTELLIGIBILE

L’uomo ci appare come un essere diviso tra anima e corpo e destinato all’infelicità in quanto incapace di far conciliare i due aspetti e Platone tenta più volte di risolvere il conflitto. Importante sarà il tema dell’amore, descritto soprattutto nel Fedro come la forza che permetterà all’anima di passare dal mondo sensibile alla visione della bellezza ideale. Nel Fedro Platone parlerà attraverso la bocca di Socrate in questo dialogo e dirà che l’amore è una pazzia però la pazzia non sempre è un male perché per Socrate esiste una forma di pazzia che è divina e che è fonte di bene, l’amore per la bellezza (un po’ come quando siamo innamorati). E quindi l’amore diventa fonte di elevazione che consente di unire il sensibile con il soprasensibile. Parlerà dell’amore nel Fedro e nel Simposio

Nel Fedro l’amore viene descritto come una follia divina e mentre Lisia discutendo con Socrate dirà che l’amore rende la persona egoista e quindi schiava, Socrate le darà ragione perché l’amore annienta l’essere umano però Socrate stravolgerà questa definizione perché dirà che l’Amore è una pazzia, ma una follia divina e quindi non è un male perché per Socrate c’è una forma di pazzia che se giustamente indirizzata, è fonte di bene per gli esseri umani (come per esempio l’amore per la bellezza che permette all’anima di aspirare verso quel concetto). La forza dell’amore però deve andare oltre e per questo nel Fedro viene descritto come una forza che fa da collegamento tra il mondo sensibile e il mondo dell’iperuranio e quindi è in grado di dirigere l’anima (ascesi, l’amore è una forza mediatrice)

Un’altra opera in cui Platone si dilungherà nella descrizione dell’amore è il simposio (il simposio è un incontro, in origine banchetto), opera della maturità ambientata nella casa di Agatone (autore di tragedie) e qui Socrate è invitato a cena con altri amici. Dunque un invitato propone di discutere del tema dell’amore (che cos’è l’amore, qual è la sua natura, quali sono i suoi vantaggi e i suoi svantaggi?) e quindi interverranno una serie di personaggi che darà la propria definizione di amore, celebre è quella di Aristofane il quale dirà che un tempo, amore era un androgino, cioè un tempo gli uomini erano distinti in 3 generi: sesso femminile, sesso maschile e il sesso androgino, in cui si congiungevano natura maschile e femminile. Gli esseri androgeni erano esseri abbastanza mostruosi dal punto di vista delle fattezze estetiche (4 gambe, 4 mani, un’unica testa con due visi rivolti in senso opposto, 4 orecchie e 2 organi genitali) ed erano anche superbi perché loro a differenza di chi era solo uomo o solo donna, si ritenevano completi e proprio in virtù della loro superbia vengono puniti da zeus che li divide, per indebolirli. Per Aristofane l’amore nasce da questa frattura perché dalla divisione ogni metà, inizierà quel percorso di ricerca della sua altra metà e a desiderarla fortemente per potersi completare. Poi intervenne una donna che fece da maestra a Socrate, Diotima (una filosofa) (questo che parla è Socrate e dice ciò che gli raccontò Diotima). Secondo Socrate Eros non è né un dio né un mortale bensì un demone, ossia un essere intermedio tra gli dei e i mortali. Figlio del dio Poro (che rappresenta la risorsa) e di Penìa (che rappresenta la povertà), ha una natura duplice e contradditoria: è povero ma coraggioso e risoluto. Eros è dunque ‘filosofo’ perché di natura intermedia tra la ricchezza e la povertà, tra la sapienza e l’ignoranza. Anche nel Simposio l’amore ci appare come un ponte tra il sensibile e l’intellegibile.

LA VIRTÙ E I VALORI

Platone accetta la tesi socratica secondo cui la virtù consiste nella conoscenza del bene e secondo il filosofo esistono 4 virtù fondamentali:

  1. la saggezza > virtù della parte razionale dell’anima
  2. la forza d’animo o coraggio > è proprio della parte irascibile
  3. la temperanza > è la capacità di contenere i piaceri
  4. la giustizia > virtù più importante, che si realizza quando ogni parte dell’anima svolge unicamente la propria funzione così da garante l’armonia.

LA POLITICA

Per Platone la politica è il cardine intorno a cui ruota tutta la sua filosofia e propone un modello di stato ideale al cui vertice vi sono i filosofi, gli unici in grado di condurre la comunità verso il bene. Ritroviamo questo argomento nella Repubblica ((e alle Leggi (un trattato).))

Nella repubblica, secondo Platone, l’uomo si realizza pienamente soltanto come cittadino, cioè come membro della città. L’uomo equilibrato non sarebbe tale se non in relazione agli altri uomini, costituendo con essi la città ben governata, o politéia (letteralmente l’insieme dei cittadini). La repubblica propone uno stato perfetto, uno stato utopico, cioè che non è mai esistito (utopia = qualcosa che non si può mai realizzare) ma in quanto modello può servire come punto di riferimento per i cittadini e i politici.

Com’è questo modello dello stato ideale?

Come prima cosa lo stato per Platone deve provvedere a tutti i bisogni primari dei suoi cittadini e deve essere strutturato in 3 classi:

  1. la classe dei governanti (loro governano)
  2. la classe dei guerrieri (loro detengono il potere militare, devono difendere la città)
  3. la classe dei lavoratori (devono provvedere ai bisogni materiali). 

Ognuno deve avere un compito e ad ogni classe corrisponde una virtù

  1. i governanti devono avere la saggezza
  2. i guerrieri devono avere il coraggio
  3. i lavoratori devono avere la temperanza 

Per Platone la giustizia è la virtù di adempiere bene il proprio compito come cittadino. La giustizia si realizza quando ognuno occupa il proprio ruolo sociale e svolge il proprio dovere, assegnato dalla natura.

Lo stato di Platone viene definito come un regime aristocratico (il potere è detenuto da una cerchia ristretta di famiglie) perché il governo che ha immaginato Platone è affidato ai migliori cioè coloro i quali hanno la capacità di guidare gli altri uomini. Nel corso del 900 la politica di Platone venne accusata da Karl Popper che lo definiva come un conservatore antidemocratico. Effettivamente Platone criticò la democrazia più volte ma Platone ritiene che la città debba essere affidata ai migliori che per lui sono i filosofi, coloro che conoscono il bene e sanno distinguere il bene dal falso e quindi questo governo non deve essere inteso come un privilegio ma come un dovere.

I REGIMI CORROTTI

Per Platone la forma di governo migliore è l’aristocrazia perché la giustizia è assicurata e i governi esistenti secondo il filosofo, sono dei regimi corrotti e lui parla di 4 regimi politici suddivisi per un ordine di crescente degenerazione (dal meno peggio al peggiore) e questi sono:

  1. la timocrazia > forma di governo in cui sono al potere gli uomini che pongono come unico obiettivo l’onore e non la sapienza. Si tratta di uomini ambiziosi che amano il potere in quanto da loro gloria. Questo tipo di governo per Platone è sbagliato, è corrotto
  2. l’oligarchia > per Platone è sbagliato perché in quanto governo di pochi sarebbe affidato soltanto ai ricchi e quindi escluderebbe i poveri. I ricchi considerate persone avide non avrebbero agito per il bene della comunità
  3. la democrazia > sbagliato perché la massa dei poveri prevale sui ricchi i quali si impadronirebbero del potere. L’uomo democratico non è invitato a mettersi in gioco e a dare il proprio contributo ma è spinto a lasciarsi andare ai piaceri e alla corruzione e dunque nello stato democratico prevalgono l’individualismo, l’anarchia e la sfrenata libertà.
  4. la tirannide > l’ultima forma di governo è la tirannia in cui c’è soltanto un uomo al potere ed è un governo spregevole perché l’uomo tirannico, accentrando il potere nelle sue mani, limita la libertà a tutti gli altri cittadini

IL PERCORSO EDUCATIVO DEI FILOSOFI

un altro problema che si pone Platone sarà il percorso di educazione; come già detto a capo del governo ideale di Platone ci sono i governanti che hanno come virtù la saggezza e il loro compito quotidiano è quello di gestire nel modo più giusto possibile la comunità per il bene di ognuno e Platone elabora un vero e proprio processo educativo dei filosofi. Chiaramente non tutti possono essere filosofi, per arrivare ad esserlo bisogna aver seguito questa sorta di progetto educativo che mira alla ricerca della verità e del bene per arrivare a possedere la vera scienza che si ottiene tramite la ricerca razionale. Ci sono una serie di tappe da dover rispettare: facevano parte di questo programma educativo la ginnastica (perché non era possibile diventare un buon filosofo senza avere un corpo ben allenato), la musica e la matematica che tutti dovevano studiare. La matematica viene intesa come un vero e proprio percorso di iniziazione alla filosofia, poi il filoso avuti i 18 anni doveva prestare servizio militare e quindi doveva interrompere la sua ricerca e si accostava in questa fase di sforzo fisico anche lo studio delle scienze. Solo a 30 anni (età di grande maturità per Platone) i migliori giovani che superavano questo percorso, potevano finalmente studiare la filosofia. Per spiegare questo percorso conoscitivo che deve compiere l’uomo per giungere alla conoscenza filosofica nel 7ttimo libro della repubblica, Platone introdurrà uno dei più celebri miti: il così detto mito della caverna.

COSA DICE QUESTO MITO, MITO DELLA CAVERNA

 Gli esseri umani sono intesi da Platone come due uomini incatenati ma non siamo consapevoli di esserlo perché siamo nati così e così dobbiamo essere, siamo costretti a conoscere il mondo solo tramite le ombre. Dietro gli esseri umani è presente un fuoco che brucia ad una certa distanza. Tra il fuoco e i prigionieri c’è un muro dietro cui passano delle persone che portano statue, figure di animali e vari oggetti, facendoli sporgere al di sopra del muretto e mostrandoli agli uomini incatenati. Mettendo caso che uno schiavo riesca a liberarsi, si alza, si volta e la luce di questo fuoco è abbagliante e crede inizialmente che le ombre siano la realtà e non gli oggetti che ora vede in modo confuso a causa dell’eccessivo chiarore della luce. Dovrà quindi aprire gli occhi in modo graduale per poi giungere a capire che quelle proiettate sul muro sono delle ombre e che queste immagini sono le vere immagini stesse e man mano che i suoi occhi si aprono inizierebbe a guardare la luce degli astri, la luna…soltanto alla fine potrebbe provare a guardare il sole. Il sole dunque rappresenterà il signore del mondo visibile e una volta scoperto questo nuovo mondo chiaramente non vorrà più tornare nella grotta, luogo in cui i suoi occhi saranno come ciechi ma nonostante ciò la sua coscienza lo spingerà a salvare i suoi compagni dall’ignoranza proprio come il filosofo e il destino a lui riservato nella società corrotta 

La caverna rappresenta il nostro mondo sensibile