DAL PUNTO DI VISTA POLITICO: Dante osserva una situazione di crisi derivata da un caos originato dalla mancanza di divisione di potere tra imperatore e papato.
Nell’età comunale, nei territori dove l’organizzazione politica è quella dei comuni ormai l’aristocrazia sta perdendo potere a favore di una nuova classe sociale nota come ‘la borghesia’ ma la fazione che emerge in particolare è la borghesia dei banchieri e dei mercanti, quella borghesia che Dante, come molti aristocratici del tempo non vedeva di buon occhio perché ha l’obbiettivo del profitto mentre l’aristocrazia era stata capace di difendere oltre che i propri interessi politici ed economici, anche un sistema di valori che oramai in questo declino stava scomparendo>> DAL PUNTO DI VISTA SOCIALE
Inoltre si può dire che sia dal punto di vista politico che dal punto di vista sociale che Dante si trova a vivere e ad osservare ha un punto di osservazione privilegiato perché ha la possibilità di girare presso varie corti e quindi egli nota come quei valori della cavalleria e della cortesia che erano tipici della classe aristocratica che erano stati il fulcro della società, oramai stavano andando in declino anche a causa della avanzata di questa classe sociale.
Nella divina commedia ci vene raccontato un percorso nei tre regni dell’aldilà, un percorso che Dante fa nel mondo che spetta a tutti dopo la morte (ma non era il primo a farlo)
Il primo personaggio letterario che compie questo passaggio è stato:
- Ulisse che è andato a visitare il regno dei morti (non è preso come esempio, puoi anche non dirlo)
- Virgilio, imitando Omero, fa andare anche Enea nel mondo dei morti (6°listo dell’Eneide) (cultura classica Ulisse e Enea)
Ma siccome in Dante la cultura classica e quella cristiana convivono ce anche un personaggio che fa parte della cultura cristiana che ci racconta di un suo percorso nell’aldilà > San Paolo
- San paolo nella seconda lettera ai corinzi racconta di esser stato rapito al sesto cielo e quindi di aver potuto vedere in questa visione, quello che ce nel paradiso.
- Dante
Dante quindi in tutto ciò si colloca come un punto di accordo tra la classicità e la cristianità.
CRONOLOGIA DELLA DIVINA COMMEDIA
Noi non abbiamo elementi del tutto certi sul periodo esatto in cui Dante scrisse le singole cantiche della commedia ma probabilmente cominciò a scrivere la commedia nel 1307 però ci sono delle testimonianze che ci dicono qualcosa di diverso; Boccaccio ad esempio, ci dice che i primi 7 canti dell’inferno sarebbero stati scritti quando Dante era ancora a Firenze e ci sono degli elementi all’interno del testo che ci fanno ipotizzare che ciò sia verosimile. Una data certa che abbiamo è il 1319 > Dante ha già completato sia l’inferno (la prima cantica) che il purgatorio (seconda cantica) mentre il paradiso sappiamo per certo che sarà completato e revisionato da Dante fino agli ultimi giorni della sua vita.
Nel medioevo era molto praticata la visione in cui veniva raccontato ciò che avveniva nell’aldilà e Dante si inserisce in questo filone e segue questo percorso > elemento culturale che inserisce nella Commedia
Un altro elemento che Dante usa è quello dei poemi allegorici o didascalici cioè poemi in cui tramite allegorie si rappresentavano argomenti riguardanti il sapere con lo scopo didattico e un poeta che sicuramente indirizza Dante presso questo filone è Brunetto Latini (Dante lo considerava come un suo maestro) un’altra fonte importante è la Bibbia, e l’Eneide (libro a cui dante fa molto riferimento) e infine un altro elemento d’influenza è quello della letteratura mistica (opere che ci raccontano dell’esperienza e del rapporto devoto con Dio)
È importante per Dante il lavoro compiuto da un grande filosofo che è San Tommaso d’Aquino > colui che ha reinterpretato Aristotele e Aristotele è il punto di partenza per comprendere il periodo medievale
COME SI COMPORTA DANTE NEL DIALOGO TRA QUESTI DUE MONDI? (GRECO E LATINO)
Dante cerca di mettere insieme questi due mondi, ovvero quello greco e quello latino ma spesso fa riferimento ad elementi della classicità e per questo possiamo parlare in Dante di una tendenza pre-umanistica (umanesimo = fase culturale del pensiero occidentale); Dante anticipa un po’ l’umanesimo però rimane incardinato in una logica medievale perché lo vediamo in certi atteggiamenti:
sicuramente è vicino all’umanesimo il modo in cui lui tratta i classici, per esempio nell’inferno, nella parte che viene chiamata “il limbo” (limbo = era una sorta di anticamera dell’inferno in cui venivano posti coloro che o non erano stati battezzati perché troppo giovani per essere battezzati oppure coloro i quali non erano stati battezzati perché erano arrivati prima di Cristo, quindi per esempio tutti i pagani finivano qui dentro) lui colloca la cittadella dei sapienti. Dante colloca i grandi pensatori e filosofi dell’antichità dentro al limbo ma ad un certo punto li incontrerà nella cittadella dei sapienti e cita un grande rispetto quindi tra questi vediamo che ha un trattamento di riguardo nei confronti di Virgilio, Omero, Orazio e dei grandi filosofi come Aristotele…
ancora pre-umanistico è il suo atteggiamento verso grandi opere che sono state per lui d’ispirazione (Eneide e le metamorfosi di Ovidio>poema epico da cui trae gran parte dei miti).
Tipicamente medievale è l’atteggiamento che lui ha nei riguardi della conoscenza perché ad esempio egli colloca all’inferno Ulisse perché è un personaggio che secondo la leggenda avrebbe intrapreso un nuovo viaggio in cui aveva il desiderio di andare oltre ai limiti della terra conosciuta per gli uomini, attraversando le colonne d’ercole collocate allo stretto di Gibilterra e per l’antichità oltre lo stretto di Gibilterra finiva il mondo conosciuto e cominciava l’ignoto e Ulisse avrebbe terminato la sua vita in questo viaggio nel quale voleva attraversare i limiti della terra conosciuta e Dante lo colloca all’inferno per questo perché la conoscenza per l’uomo medievale deve essere dedicata a ricercare la verità ma l’uomo nella concezione medievale non deve andare oltre i limiti della propria conoscenza e dai limiti imposti da dio. Quindi l’atto di Ulisse di voler conoscere diventa un atto di tracotanza, di Ubris> è quando l’uomo va oltre i suoi limiti e quindi cerca di rendersi simile ad un dio (dio superiore agli uomini). Dante utilizza un aggettivo che sarà ricorrente nella commedia per definire chi vuole superare questi limiti di conoscenza > aggettivo: FOLLE.
COME POSSIAMO LEGGERE LA COMMEDIA
La commedia potrebbe essere letta allo stesso modo in cui veniva letta la Bibbia, sulla base di tre piani:
- Piano letterale > possiamo interpretare quello che Dante fa effettivamente come un viaggio che viene raccontato
- Piano morale > questo viaggio potrebbe tirar fuori degli insegnamenti che valgono per la vita dell’uomo
- Piano anagogico > che richiama la trascendenza di Dio
La commedia si può capire anche nel modo allegorico ovvero comprendere la verità della dottrina cristiana, attraverso i fatti narrati.
PERCHÉ LA COMMEDIA SI CHIAMA COSÌ (PARLIAMO DEL TITOLO)
Noi la chiamiamo “la divina commedia” ma Dante la chiamava soltanto “commedia” e abbiamo un documento fondamentale che riguarda il titolo fornitoci da Dante stesso: si tratta dell’epistola tredicesima di Dante scritta a Cangrande Della Scala > era uno dei sei signori presso i quali Dante viene ospitato dopo il suo esilio, era il signore di Verona; e Dante scrive questa epistole a Cangrande Della Scala in cui spiega qual è il significato del titolo e quali sono le finalità di questa opera.
La commedia è uno dei due generi principali teatrali drammatici (drammatico= termine che in letteratura indica un genere teatrale) ma la commedia non è una rappresentazione teatrale e non è destinata alla rappresentazione scenica… quindi perché Dante gli affida questo titolo?
Dante ce lo giustifica dicendoci che si chiama “commedia” perché ha un inizio doloroso e una fine lieta quindi questo titolo non ci deve richiamare il genere ma più che altro è lo svolgimento della trama e ci dice che la finalità di quest’opera è condurre gli uomini verso una nuova conoscenza e allontanarli da un cammino pericoloso nel quale Dante stesso si imbatte come personaggio di questa commedia.
A livello di genere vediamo che è un genere particolare quello di Dante perché non è una commedia e quindi una rappresentazione teatrale ma il genere che si avvicina più alla commedia è l’etica
COS’HA IN COMUNE CON L’ETICA LA COMMEDIA?
L’etica è una narrazione in versi come la commedia solo che l’etica è una narrazione in versi di fatti eroici e qua dante non ci sta rappresentando scene di guerra ma ci sta rappresentando questo cammino spirituale
Dal punto di vista linguistico, Dante fa un lavoro che è rivoluzionario per l’epica; per quanto riguarda la lingua che sceglie Dante nella commedia parliamo del plurilinguismo Dantesco > perché plurilinguismo? Perché Dante usa un’enorme varietà di registri del linguaggio della lingua italiana a seconda del contesto… in particolare utilizza un registro umile, basso in gran parte dell’inferno
Un registro prevalentemente medio nel purgatorio
Un registro prevalentemente elevato nel paradiso
Cosa si intende per registro basso? Non sempre ovviamente Dante utilizza parolacce (come la parola merda… e per esempio nel 21° canto dell’inferno rappresenta tre diavoletti uno dei quali scorreggia e quindi rende poesia queste scene che fan parte di un contesto comico, però Dante lo adatta a seconda del contesto)
SPAZIO/TEMPO NELLA COMMEDIA
Parlando di spazio ce una contrapposizione tra basso ed alto:
gli antichi pensavano che il mondo fosse tondo
dovremmo guardare l’immagine della divina commedia al contrario: l’inferno guardandolo al contrario è una sorta di imbuto e nasce secondo il mito nel momento in cui lucifero (che era un angelo) per aver tentato di guidare la sua rivolta contro dio venne scaraventato nel punto più remoto della terra e questo suo essere gettato a terra provocò una sorta di voragine (inferno= è una voragine a forma di imbuto creata da questo fatto mitico ed è posto in basso, nelle viscere della terra). Dall’altra parte del mondo, agli antipodi di Gerusalemme, la terra che è stata spostata con l’arrivo di Lucifero è andata a formare una montagna, la montagna del purgatorio e infine vi sono i nove celi che comprendono il mondo del paradiso.
A livello spaziale il basso è l’elemento che corrisponde al male e l’alto al bene
A livello simbolico il buio è l’elemento che corrisponde al basso e quindi al male e la luce al bene e quindi all’alto
Nel purgatorio a livello di luce= luci crepuscolari, non molto forti, da alba
A livello di tempo ce una contrapposizione tra attualità e eternità
Eternità= eterna è la dannazione dell’inferno ed eterno è la beatitudine del paradiso
L’unico luogo che si avvicina alla temporaneità è quello del purgatorio che prevede una pena che non è eterna ma che ha una durata limitata e che prevede un esito eterno, quello del paradiso
Al livello dell’attualità ce anche il tempo soggettivo e oggettivo entro il quale si realizza il viaggio di Dante
Sul tempo oggettivo > abbiamo un anno nel quale è ambientata la commedia e quest’anno è il 1300 che non è un anno scelto a caso perché è l’anno in cui il papa Bonifacio VIII sancì il primo giubileo (il giubileo è una ricorrenza (che nasce nel 1300 per volontà di Bonifacio VIII) con la quale si dà la possibilità ai fedeli, di raggiungere Roma per avere l’indulgenza plenaria > possibilità di cancellare totalmente o in modo parziale i peccati) e ciò significa che Dante vuole intraprendere un cammino di purificazione e si trova lì perché dice di aver smarrito la dritta via ma noi non sappiamo cosa voglia dire di preciso ma ci sono varie ipotesi: possiamo pensare che dante si trovasse in un momento di peccato oppure probabilmente ce una parte della critica che sostiene che la dritta via perduta da Dante, significhi sostanzialmente che lui si sia dedicato troppo intensamente agli studi filosofici pensando di raggiungere una sapienza paragonabile a quella di Ulisse
Abbiamo un dubbio sugli esatti giorni perché il viaggio dura una settimana più o meno ma non abbiamo certezza sull’inizio ma le due opzioni sono: o che il viaggio di Dante inizi la notte del venerdì santo del 300 che sarebbe quindi l’8 aprile oppure l’altra opzione è che sia un po’ più indietro quindi che il viaggio sia iniziato il giorno in cui si riteneva ci fosse l’anniversario storico della morte di Cristo ovvero il 25 marzo del 300 (ci troviamo quindi o alla fine di marzo o inizio aprile) = PERIODO PASQUALE
Tempo soggettivo= è il tempo che Dante narratore dedica ad ogni passaggio, incontro e ci sono quindi momenti in cui si sofferma di più ed altri in cui meno
STRUTTURA
Quest’opera è divisa in 3 cantiche da 33 canti ciascuna ma l’inferno che è la prima cantica ne ha uno in più (34) che funge da canto proemiale di tutte. In totale sono 100 > composto da dieci volte dieci quindi le due basi numeriche che abbiamo sono il 3 e il 10:
3 = trinità
10 = importante perché comprende sia la trinità che l’unità
Vediamo che questi elementi numerici rientrano anche nella struttura fisica dei tre luoghi danteschi:
L’inferno è diviso in 9 cerchie (9= 3 x 3) e queste 9 cerchie sono a loro volta divise in 3 sezioni:
la 1° sezione è quella dei peccati di incontinenza (incontinenza = è riferita all’incapacità di trattenere i propri istinti).
La 2° sezione è quella dei peccati per violenza
La 3° è quella dei peccati per frode (frode = inganno)
Il purgatorio è composto da 7 cornici + 2:
7 riferiti ai peccati capitali + ma prima alla base del purgatorio ce una sezione che si chiama anti-purgatorio che viene prima e sopra al purgatorio ce il paradiso terrestre quindi fa 9 che possiamo dividere a loro volta in 3 sezioni:
quelle più in basso sono quelle dei peccati dovuti all’amore diretto al male
quella centrale è quella dell’amore diretto al bene ma con poco rigore
quelle superiori prendono i peccati di amore diretto al bene ma con troppo vigore
anche il paradiso si distingue in 9 cieli anche loro divisi in tre sezioni:
la pima sezione, quella più bassa è quella dove sono compresi gli uomini beati il cui amore di dio è misto agli interessi mondani
nella seconda sezione ci sono i beati che hanno manifestato l’amore di dio tramite una vita attiva
nella terza sezione, quella più elevata ci sono gli uomini che hanno manifestato l’amore di dio tramite una vita contemplativa
INIZIO DEL PRIMO CANTO DELL’INFERNO
Innanzitutto in che situazione si trova Dante? Dante ci dice che all’inizio della commedia si trova dentro una selva oscura che si trova nei pressi di Gerusalemme (Gerusalemme è una città simbolo perché è stato ucciso Cristo) quindi questa collocazione di Gerusalemme non è casuale.
Lo schema metrico che Dante utilizza nella commedia sono le terzine (3 versi con ABA e i tre versi che seguono BCB, CDC, rima incatenata)
Nel mezzo del cammin di nostra vita qui Dante ci fornisce un’informazione cronologica perché la vita media degli uomini al tempo era quella dei 35 anni
Mi ritrovai per una selva oscura questa selva oscura di cui si parla è molto probabilmente il simbolo del peccato, dante si perde nel peccato (senso allegorico). Che cos’è il peccato nella visione cristiana al tempo di dante? Il peccato è qualcosa che impedisce all’uomo di agire liberamente perché il peccato è qualcosa che si compie nella concezione medievale aristotelica in assenza di ragione (Dio sommo della ragione e quando si agisce secondo peccato, si agisce contro ragione); oscura > peccato > livello cromatico scuro, nero, buio. Dante agisce su due piani diversi: Dante Autore e Dante personaggio
Dante autore > colui che scrive e racconta
Dante personaggio > colui che agisce e vive con tanto di partecipazione emotiva ciò che sta vivendo e rappresenta in parte anche tutta l’umanità (in quanto uomo peccatore)
CANTO I (questo canto costituisce un canto proemiale per tutta l’opera)
Nel primo canto Dante si trova in questa selva oscura e quando al termine della notte riesce ad uscirne fuori, tenta di salire su un colle illuminato dal sole (simboleggiava la beatitudine terrena) però questa salita gli è impedita dalla presenza di una delle tre fiere (lonza, leone, lupa…ognuna delle quali rappresenta degli impedimenti per la salita verso il dilettoso monte e quindi per raggiungere la felicità). A questo punto sta per ritornare nella selva ma appare Virgilio (che rappresenta la ragione) e gli dice che non è possibile che attraversi il monte ma deve prendere un’altra via dove Virgilio potrà accompagnarlo (quindi la strada non deve essere più verso il colle ma deve essere una discesa prima agli inferi, poi al purgatorio ed infine al paradiso anche se lo avvisa dicendogli che non potrà venire fino al paradiso ma dovrà fermarsi prima (cioè al purgatorio) e dopodiché ci sarà qualcun altro che lo seguirà e sarà Beatrice (rappresenta la scienza divina cioè la teologia) quindi la ragione si ferma fino ad un certo punto e dopodiché ci sarà la scienza divina. Virgilio anticipa il viaggio che farà Dante, Dante è personaggio ma è anche tutti gli uomini quindi è universale e il cammino che compie, è il cammino che dovrebbero fare tutti gli uomini per raggiungere la salvezza.
Ché la diritta via era smarrita
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura quanto è dura parlare di questa selva
Esta selva selvaggia e aspra e forte una selva che è selvaggia e aspra cioè difficile da percorrere e forte
Che nel pensiero rinova la paura! Il suo pensiero è tanto amaro
Tant’è amara che poco è più morte; che la morte lo sarebbe solo poco in più
Ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai, ma per dire delle altre cose buone che vi trovai
I critici si sono interrogati su questo ‘ben ch’i vi trovai’ e possiamo seguire due linee:
- il bene che Dante vi trovò in questa selva potrebbe essere Virgilio che lo aiuterà a percorrere il cammino per ritrovare la dritta via
- elemento geografico > ovvero un colle
Dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte parlerò delle altre cose che ho visto
Io non so ben ridir com’i’ v’intrai, io non saprei ben dire come entrai nella selva
Tant’era pien di sonno a quel punto perché ero talmente pieno di sonno (della ragione) in quel momento
Che la verace via abbandonai. Che abbandonai la via della verità, di Cristo
DANTE ESCE DALLA SELVA E CI RITROVIAMO IN UN ALTRO ELEMENTO GEOGRAFICO CHE è QUESTO COLLE
COSA SIGNIFICA IL COLLE NELLA SIMBOLOGIA?
La maggior parte dei critici riconoscono in questo colle il simbolo della felicità terrena che si può raggiungere soltanto con un pieno utilizzo della ragione. Questo colle potrebbe quindi essere Virgilio. Se la selva è oscura perché rappresenta il peccato, il colle è coperto dalla luce del sole > contrapposizione buio/ luce
Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto, ma quando arrivai ai piedi di un colle
Là dove terminava quella valle dove terminava quella valle della selva
Che m’avea di paura il cor compunto, che mi aveva contratto il cuore dalla paura
Guardai in alto, e vidi alle sue spalle guardai verso l’alto e vidi le sue spalle, ossia le spalle del colle
Vestite già de’raggi del pianeta che erano già ricoperte dai raggi del pianeta (il pianeta di cui sta parlando è il sole che per i medievali era un pianeta, non una stella perché di notte non ci vedi mentre grazie al sole vedi dove vai > dritta via)
Che mena dritto altrui per ogne calle. Che porta sulla strada giusta tutti
Allor fu la paura un poco queta allora la mia paura si allontanò per un po’ di tempo
Che nel lago del cor m’era durata quella paura che mi aveva attraversato per
Il cuore viene rappresentato come un lago
La notte ch’i’ passai con tanta pieta. tutta notte che io passai con tanta angoscia
CAPIAMO CHE DANTE HA PASSATO LA NOTTE NELLA SELVA PROBABILMENTE ALLE PRIME LUCI DELL’ALBA ESCE FUORI DALLA SELVA E SI TROVA DAVANTI QUESTA STRADA VERSO UN COLLE CHE È ILLUMINATO DAI RAGGI DEL SOLE.
Qui ci imbattiamo in una serie di similitudini che ritroveremo nella commedia
E come quei che con lena affannata, E come una persona che con respiro affaticato
uscito fuor del pelago a la riva uscito dal mare e arrivato alla spiaggia, si gira
si volge a l’acqua perigliosa e guata, verso lo specchio d’acqua minaccioso e [lo] guarda;
così l’animo mio, ch’ancor fuggiva, nello stesso modo il mio animo che stava ancora fuggendo da quella paura
si volse a retro a rimirar lo passo si rivolge all’indietro per riguardare la selva
che non lasciò già mai persona viva. Che non lasciò mai una persona viva
similitudine = figura retorica che paragona due oggetti che sono diversi tra loro ma che hanno qualcosa in comune e qua vengono paragonate due situazioni diverse ma comuni. Da una parte ce l’immagine del naufrago che tocca riva e si gira a guardare il mare dentro al quale era stato intrappolato mentre l’altro elemento è l’animo di Dante che si rivolge con il pensiero a riguardare quella selva in cui aveva passato quella notte orribile, quella selva che non lasciò mai nessuno vivo perché il peccato conduce alla morte.
Poi ch’èi posato un poco il corpo lasso, dopo che riposai per un po’ di tempo in corpo stanco
ripresi via per la piaggia diserta, ripresi via per la strada deserta
sì che ‘l piè fermo sempre era ‘l più basso così che il mio piede fermo rimaneva sempre più basso ( significa che stava salendo sul colle)
Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta, ed ecco che all’inizio della salita
una lonza leggiera e presta molto, arriva una lince che si muove con molta velocità
lonza = animale presente in molti bestiari medievali, ossia grandi raccoglitori in cui venivano trattati animali di vario tipo anche quelli mitologici e a fianco di ogni illustrazione dei bestiari c’erano le caratteristiche di questo animale non soltanto fisiche ma anche simboliche. Nei bestiari la lince veniva associata al peccato della lussuria quindi a livello simbolico questo è il primo di una serie di tre animali che Dante incontrerà lungo il suo percorso. Questi animali rappresentano il peccato, sono degli impedimenti che impediscono all’uomo di raggiungere la ragione e sono raffigurati come delle bestie
che di pel macolato era coverta; ed era coperta di un pelo macolato
e non mi si partia dinanzi al volto, questa lonza non si allontanava dal mio sguardo
anzi ‘mpediva tanto il mio cammino, anzi impediva a tal punto il mio cammino
ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto. Che più volte ebbi la tentazione di ritornare indietro
A LIVELLO STILISTICO TRA IL VERSO 34 E IL 36 NELLA RIMA VEDIAMO CHE SI METTONO IN RIMA DUE PAROLE CHE SI SCRIVONO NELLO STESSO MODO MA HANNO DUE SIGNIFICATI DIVERSI > RIMA OMOGRAFA. ALTRA COSA STILISTICA CHE NOTIAMO, CHE FIGURA RETORICA È ‘ PIÙ VOLTE VOLTO’? > PARANOMASIA
Temp’ era dal principio del mattino, era il tempo del principio del mattino, era l’alba
e ‘l sol montava ‘n sù con quelle stelle e il sole saliva verso l’alto con tutte le altre stelle
ch’eran con lui, quando l’amor divino che erano con lui, nel tempo in cui l’amor divino (dio)
mosse di prima quelle cose belle; mosse per la prima volta tutte le cose belle (corpi celesti)
sì ch’a bene sperar m’era cagione perciò avevo motivo di avere una buona speranza
di quella fiera a la gaetta pelle con quella bestia dalla pelle maculata.
l’ora del tempo e la dolce stagione; il fatto che fossimo in quel punto del giorno e la primavera
IN QUESTA PARTE DANTE CI FA RIFERIMENTO AD UN EVENTO BIBLICO OSSIA ALLA GENESI (GENESI = PRIMO LIBRO DELLA BIBBIA IN CUI VIENE RACCONTATA LA CREAZIONE E PER GLI UOMINI DEL MEDIOEVO LA CREAZIONE È AVVENUTA DURANTE LA PRIMAVERA E DI GIORNO)
ma non sì che paura non mi desse ma non così che mi desse paura
la vista che m’apparve d’un leone. La vista di un leone che mi apparve davanti
Questi parea che contra me venisse questi sembrava che venisse contro di me
con la test’ alta e con rabbiosa fame, con la testa alta di fierezza con una fame rabbiosa
sì che parea che l’aere ne tremesse. Così che sembrava che l’aria tremasse
Ed una lupa, che di tutte brame e poi una lupa che sembrava carica nella sua magrezza di tutte le brame
sembiava carca ne la sua magrezza,
e molte genti fé già viver grame, e che fece vivere molte persone nella loro miseria (spirituale)
questa mi porse tanto di gravezza questa (la lupa) mi pose tanta pesantezza nell’animo
con la paura ch’uscia di sua vista, con la paura che mi provocava il suo sguardo
ch’io perdei la speranza de l’altezza. Che io persi la speranza di riuscire a salire
E qual è quei che volontieri acquista, e come il giocatore d’azzardo che vince con molto piacere
volontieri acquista può significare due cose= 1- avido 2-giocatore d’azzardo
e giugne ‘l tempo che perder lo face, ma poi arriva il tempo in cui perde
che ‘n tutti suoi pensier piange e s’attrista; e costui si rattrista in tutti i suoi pensieri e comincia a piangere
tal mi fece la bestia sanza pace, nello stesso modo mi fece la bestia senza pace (la lupa)
che, venendomi ‘ncontro, a poco a poco che venendomi incontro a poco a poco
mi ripigneva là dove ‘l sol tace. Mi rispingeva verso la selva, dove non ce il sole
LA DOVE IL SOL TACE = SOLE/VISTA TACERE/UDITO > QUI DANTE STA MESCOLANDO DUE CAMPI SENSORIALI E QUESTA FIGURA RETORICA SI CHIAMA SINESTESIA
IN QUESTO PEZZO VENGONO RAPPRESENTATE LE ALTRE DUE BESTIE (LINCE, LEONE, LUPA)
LINCE > LUSSURIA
LEONE > SUPERBIA
LUPA > CUPIDIGIA (DESIDERIO SFRENATO DEI BENI TERRENI CHE FA DIMENTICARE ALL’UOMO CHE IL VERO BENE NON È TERRENO MA ULTRA TERRENO) QUINDI DANTE CE LO PONE COME IL PECCATO PIÙ GRAVE CHE IMPEDISCE DI SEGUIRE LAVIA DELLA RAGIONE
DANTE STA SALENDO VERSO IL COLLE MA LE TRE FIERE LO FERMANO, SOPRATTUTTO LA LUPA CHE GLI METTE UNA PAURA TREMENDA E STAVA:
Mentre ch’i’ rovinava in basso loco, mentre ero ricacciato a forza verso il basso
dinanzi a li occhi mi si fu offerto davanti agli occhi mi apparve
chi per lungo silenzio parea fioco. Qualcuno che per un lungo silenzio sembrava sbiadito (dante ci dice che Virgilio si presenta un po’ fioco perché lui per lungo tempo ha dormito metaforicamente con la ragione)
Quando vidi costui nel gran diserto, quando vidi costui nel grande deserto
«Miserere di me», gridai a lui, gridai a lui ‘abbi pietà di me’ (miserere mei = forma liturgica in latino che significa ‘abbi pietà di me’ ed è una forma metà latina=miserere e metà italiana=di me)
«qual che tu sii, od ombra od omo certo!». chiunque tu sia, sia che tu sia un un’ombra o un uomo in carne ed ossa
CAPIAMO CHI È QUESTO PERSONAGGIO DALLA RISPOSTA CHE CI DA (il personaggio è Virgilio)
Rispuosemi: «Non omo, omo già fui, non sono un uomo, fui un uomo (quindi vuol dire che è morto)
e li parenti miei furon lombardi, e i miei genitori furono lombardi,
mantoani per patrïa ambedui. Entrambi mantovani per patria
Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi, nacqui al tempo di giulio cesare nonostante fosse tardi,
e vissi a Roma sotto ‘l buono Augusto e vissi a Roma sotto il valente augusto
nel tempo de li dèi falsi e bugiardi. Nel tempo in cui c’erano gli dei falsi e bugiardi
Poeta fui, e cantai di quel giusto fui poeta e cantai di quel giusto
figliuol d’Anchise che venne di Troia, figlio di Anchise che venne da Troia
poi che ‘l superbo Ilïón fu combusto. Dopo che venne bruciata la fiera città di Ilio
Ma tu perché ritorni a tanta noia? Ma tu perché torni indietro verso tanto fastidio? (noia=fastidio, questa noia è la selva perché Dante sta ritornando indietro, e gli chiede:)
perché non sali il dilettoso monte perché non sali sul colle dilettoso (domanda retorica) (DILETTOSO COLLE= questo colle secondo la critica corrisponde alla felicità terrena che è ostacolata dalle tre fiere)
ch’è principio e cagion di tutta gioia?». Che è il principio e la ragione di tutta la gioia?
Virgilio sarà compagno di Dante in questo viaggio e lo accompagnerà in due delle tre cantiche (viaggio dell’inferno e del purgatorio) per poi cedere il posto a Beatrice che farà da guida a Dante nei cieli del paradiso
CHE IMPORTANZA AVEVA VIRGILIO A LIVELLO STORICO, SIMBOLICO PER GLI UOMINI DEL MEDIOEVO?
C’è un’opera di Virgilio, l’Egloga IV, che fa parte delle bucoliche e nell’egloga VI, Virgilio fa riferimento ad un puer, cioè ad un fanciullo che in questa sorta di profezia dovrà venire per portare un rinnovamento dei tempi; Virgilio scrive quest’opera intorno al 40, 35 a.c. quindi gli uomini medievali vedevano questa profezia come l’arrivo di Cristo anche se gli interpreti di Virgilio durante il medioevo, leggendo questa profezia ne rimasero molto colpiti (interpretando nel puer Gesù cristo) e considerarono Virgilio un poeta saggio, mago… quindi Virgilio fu una figura di grande successo e viene visto come un poeta pagano che anticipa i motivi della cristianità. Dante lo sceglie come colui che lo accompagnerà per i due regni inferiori dell’oltretomba (Virgilio è quindi un’ombra, un morto). Virgilio si trova all’interno di un’area dell’inferno che è messa prima del fiume Acheronte, quest’area si chiama ‘il limbo’. Nell’limbo (si trova prima del fiume Acheronte) che è il primo cerchio dell’inferno sono raccolti tutti coloro che non sono stati battezzati o perché son morti prima del battesimo o perché son nati prima di cristo e nell’limbo entrano persone che non hanno una vera e propria condanna perché non hanno nessuna colpa se non quella di non aver ricevuto il battesimo. Le anime del limbo non subiscono una pena infernale, in una condizione né bella né brutta
PERCHÉ VIRGILIO ACCOMPAGNA DANTE?
Virgilio accompagna dante a livello allegorico = la maggior parte della critica attribuisce a Virgilio il simbolo della ragione ma la ragione umana ha dei limiti (dio si crede con la fede, fede= affidarsi a qualcosa ciecamente) che non può oltrepassare. Virgilio non può accompagnare dante nel paradiso perché si rivelano i misteri divini e quindi avrà bisogno di beatrice ritenuta dalla critica come il simbolo della scienza divina, ossia la teologia che è quella scienza che ci permette di cercare di comprendere il mistero di Dio.
DANTE IN QUESTI VERSI QUI SOTTO RICONOSCE CHE STA PARLANDO VIRGILIO E DICE
«Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte oh ma tu sei quel Virgilio, quella fonte
che spandi di parlar sì largo fiume?», che ha espresso un fiume di parole
rispuos’ io lui con vergognosa fronte. Risposi io a lui con la fronte vergognosa (Dante si vergogna perché non riesce a salire il colle)
QUI COMINCIA UN’ESALTAZIONE DI VIRGILIO
«O de li altri poeti onore e lume, tu che sei onore e lume di tutti gli altri poeti
vagliami ‘l lungo studio e’l grande amore che mi possa aiutare il lungo studio e il grande amore
che m’ha fatto cercar lo tuo volume. Che mi hai fatto trovare nella tua opera
Tu se’lo mio maestro e ‘l mio autore, tu che sei il mio maestro, tu che sei il mio autore (autore è un latinismo perché deriva dal termine augeo che significa aumentare), colui che mi ha fatto crescere
tu se’ solo colui da cu’ io tolsi tu sei il solo da cui io trassi
lo bello stilo che m’ha fatto onore. Il bello stile che mi ha fatto onore (stile tragico)
Vedi la bestia per cu’ io mi volsi; vedi la bestia per la quale io mi dovetti voltare (la lupa)
aiutami da lei, famoso saggio, salvami da lei, famoso saggio
ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi». poiché ella mi sta facendo tremare le vene e i polsi (le vene e i polsi è una figura retorica chiamata endiadi= con due parole ne descrive una, mi fa tremare il sangue nelle vene)
«A te convien tenere altro vïaggio», a te è opportuno che si faccia un altro viaggio, (quindi non quello del colle)
rispuose, poi che lagrimar mi vide, mi rispose dopo che mi vide lacrimare
«se vuo’ campar d’esto loco selvaggio; se vuoi salvarti da questo luogo selvaggio (cioè dalla selva)
ché questa bestia, per la qual tu gride, poiché questa bestia, per la quale tu stai gridando,
non lascia altrui passar per la sua via, non lascia passare nessuno per la sua via
ma tanto lo ‘mpedisce che l’uccide; ma lo impedisce a tal punto che lo uccide
e ha natura sì malvagia e ria, ha una natura così malvagia e crudele
che mai non empie la bramosa voglia, che non riempie mai la sua voglia bramosa
e dopo ‘l pasto ha più fame che pria. Ma dopo il pasto ha sempre più fame, più fame di prima (cupidigia)
ADESSO DA VIRGILIO PARTE UNA PROFEZIA DEL VELTRO:
(QUESTI SONO TRA I VERSI PIÙ INDECIFRABILI DELLA COMMEDIA)
Molti son li animali a cui s’ammoglia, sono molte le persone con cui essa si accoppia (parla sempre della lupa)
e più saranno ancora, infin che ‘l veltro e ce ne saranno sempre più finché il veltro (il veltro è un cane da caccia, colui che riuscirà ad allontanare la lupa)
verrà, che la farà morir con doglia. Arriverà e la farà morire con dolore
Questi non ciberà terra né peltro, questi, (cioè il veltro) non andrà in cerca né di proprietà terriere né di denaro
terra (intesa come proprietà) peltro (era una lega metallica composta dal piombo e dallo stagno con la quale si potevano creare le monete)
ma sapïenza, amore e virtute, ma ci darà sapienza, l’amore e la virtù (attributi divini)
e sua nazion sarà tra feltro e feltro. La sua nazione nascerà di umili natali
Feltro = panno umile con cui si vestivano i frati
Di quella umile Italia fia salute sarà la salvezza, la salute di quella Italia misera (fia significa sarà)
per cui morì la vergine Cammilla, per cui morirono la vergine Camilla (eroina dei latini)
Eurialo e Turno e Niso di ferute. Eurialo e turno e niso (personaggi dell’eneide)
Questi la caccerà per ogne villa, questi la caccerà da ogni città
fin che l’avrà rimessa ne lo ‘nferno, finché la ricaccerà nell’inferno
là onde ‘nvidia prima dipartilla. Laddove dapprima l’invidia del demonio la fece uscire
SIMBOLOGIA: il veltro è un animale da caccia ma non sappiamo a chi dante si riferisca (forse una persona realmente vissuta o se la sua sia una profezia dai caratteri generici)
La lupa è senz’altro la fiera più temibile e Virgilio ci dice che questa lupa impedisce agli uomini di raggiungere la felicità finché non arriverà questo veltro che la ricaccerà nell’inferno
Ond’ io per lo tuo me’ penso e discerno perciò io che penso ed osservo per il tuo meglio
che tu mi segui, e io sarò tua guida, ti dico che tu mi dovrai seguire ed io sarò la tua guida
e trarrotti di qui per loco etterno; e ti porterò via di qui attraverso un luogo eterno
ove udirai le disperate strida, dove ascolterai le grida disperate
vedrai li antichi spiriti dolenti, vedrai gli spiriti antichi addolorati
ch’a la seconda morte ciascun grida; e ognuno di essi grida ad una seconda morte
QUESTA QUI SOPRA È LA DESCRIZIONE DEL PRIMO REGNO, IN QUESTA TERZINA (115-119)
PRIMO REGNO = REGNO DEI DANNATI, DOVE SI SENTIRANNO GRIDA CONTINUE
E QUA CE IN BALLO UN DOGMA (NELL’ULTIMO VERSO), OSSIA QUELLO DEL CRISTIANESIMO DEL GIUDIZIO UNIVERSALE (giorno del giudizio) UN DOGMA CRISTIANO è QUELLO DEL GIORNO DEL GIUDIZIO, SECONDO IL CRISTIANESIMO ALLA FINE DEI TEMPI DIO SEPARERÀ I GIUSTI DAI MALVAGI.
COLORO CHE SON MORTI NELLA GIUSTIZIA DI DIO RESUSCITERANNO CON I LORO CORPI E PARTECIPERANNO ALLA GLORIA ETERNA
COLORO CHE SONO MORTI IN PREDA ALLA MALVAGITÀ E IN SPREGIO AD OGNI NORMA DI DIO DIVENTERANNO NULLA.
Giorno del giudizio di Michelangelo: al centro ce Gesù, affresco a Roma. Qui Gesù sta separando i buoni dai malvagi; i buoni sono dietro d lui mentre i malvagi li scaraventa giù. I buoni stanno recuperando il loro corpo (sepoltura, perché siamo addormentati, non morti. Il corpo risorgerà con l’anima.)
QUESTO QUA SOTTO È IL SECONDO REGNO, IL PURGATORIO
e vederai color che son contenti e vedrai coloro che sono felici
nel foco, perché speran di venire di stare nel fuoco, perché hanno la speranza di venire
quando che sia a le beate genti. Quando sarà il loro momento, tra le genti beate
QUESTO QUA SOTTO È IL PARADISO
A le quai poi se tu vorrai salire, alle beate genti se tu poi vorrai salire
anima fia a ciò più di me degna: (fia= sarà) vi sarà un’anima più degna di me
con lei ti lascerò nel mio partire; io ti lascerò con lei e ti dovrò abbandonare
ché quello imperador che là sù regna, poiché quell’imperatore che lassù regna (dio),
perch’ i’ fu’ ribellante a la sua legge, dal momento che io fui ribelle alla sua legge
non vuol che ‘n sua città per me si vegna. non vuole che si arrivi nei cieli beati per mezzo mio (perché Virgilio era pagano)
In tutte parti impera e quivi regge; lui comanda da tutte le parti ma qui ha la sua reggia
quivi è la sua città e l’alto seggio: qui ha la sua città e la sua alta sede (seggio= sede)
oh felice colui cu’ ivi elegge!». Felice è colui che lui sceglie di portare qui
E io a lui: «Poeta, io ti richeggio e io a lui dissi ‘poeta io ti chiedo
per quello Dio che tu non conoscesti, per la grazia di quel dio che tu non potesti conoscere
a ciò ch’io fugga questo male e peggio, che io possa fuggire e anche peggio (la lupa)
che tu mi meni là dov’ or dicesti, e ti chiedo che tu mi porti laddove dicesti
sì ch’io veggia la porta di san Pietro così che io possa vedere la porta di san Pietro
e color cui tu fai cotanto mesti». E anche coloro che tu fai così tristi (dannati)
Allor si mosse, e io li tenni dietro. Allora si mosse e io gli stetti dietro
(versi 134-135 ce una figura retorica, dante chiede di poter vedere prima il purgatorio e poi l’inferno ma poi vedrà prima l’inferno e poi il purgatorio quindi lui sta invertendo ciò che viene prima con ciò che viene dopo e questa figura si chiama hysteron proteron, espressione greca)
HYSTERON PROTERON = è una figura retorica per la quale si mette prima quello che avviene dopo e dopo quello che avviene prima, quindi si inverte l’ordine cronologico
CANTO II (costituisce il canto proemiale dell’inferno)
PERCHÉ SI VA ALL’INFERNO E NON AL PURGATORIO? perché nell’inferno ci sono tutte quelle anime che non si sono pentite
Questo canto inizia con un’indicazione temporale, quando Dante usciva dalla selva era l’alba (Dante presumibilmente passa una nottata nella selva, poi all’alba cerca di risalire il colle e impedito dalle fiere vede Virgilio.) Qui dante ci dice che il sole se ne andava quindi a livello temporale è già passato un giorno. A livello narrativo suona un po’ strano perché questo giorno passa molto velocemente. Questo canto inizia con una scena di notte per simboleggiare l’inferno attraverso il buio.
Lo giorno se n’andava, e l’aere bruno il giorno se ne andava, il sole stava calando
toglieva li animai che sono in terra e l’aria scura della notte tirava via tutti gli esseri animati che ci sono sulla terra
da le fatiche loro; e io sol uno dalle loro fatiche e io soltanto
m’apparecchiava a sostener la guerra mi preparavo a sostenere la guerra
sì del cammino e sì de la pietate, di quel cammino e anche della pietà (guerra della pietà= Dante nel suo percorso all’inferno dovrà combattere la sua inclinazione personale perché la sua tendenza naturale, sarà quella di provare pietà nei confronti di quelle anime dannate però questa pietà che avviene per una normale inclinazione umana, in realtà a livello di ragione non può essere applicata perché se i dannati sono dannati, ce una ragione e quindi la pietà non può esserci)
che ritrarrà la mente che non erra. Che verrà ritratta dalla memoria che non erra
QUESTA SOTTO È UN’INVOCAZIONE, INVOCAZIONE COMPRESA IN QUESTI PRIMI TRE VERSI; il poeta invoca due oggetti, prima le muse (simbolo della poesia e quindi le invoca al fine che lo possano ispirare) e poi l’alto ingegno, (la sua capacità poetica). Il terzo elemento a cui si rivolge è la propria memoria
O muse, o alto ingegno, or m’aiutate; O muse o mio ingegno poetico, adesso aiutatemi
o mente che scrivesti ciò ch’io vidi, memoria che scrivesti ciò che io ho potuto vedere direttamente
qui si parrà la tua nobilitate. Adesso apparirà la vostra nobiltà (nobiltà del proprio ingegno poetico e della memoria)
Io cominciai: «Poeta che mi guidi, io cominciai a dire ‘oh poeta che mi guidi
guarda la mia virtù s’ell’ è possente, osserva e valuta se la mia virtù è sufficientemente elevata
prima ch’a l’alto passo tu mi fidi. Prima che tu mi faccia cominciare questa impresa
Tu dici che di Silvïo il parente, tu dici che il parente di Silvio (il genitore di Silvio, Silvio è l’altro nome del figlio di Enea)
corruttibile ancora, ad immortale andò nel mondo immortale ancora vivo (parte corruttibile è il corpo)
secolo andò, e fu sensibilmente. E lo fece con i sensi, con il corpo e con l’anima
Però, se l’avversario d’ogne male tuttavia se Dio (l’avversario di ogni male cioè Dio)
cortese i fu, pensando l’alto effetto gli rese questa grazia, pensando alla grande
ch’uscir dovea di lui, e ‘l chi e ‘l quale conseguenza che doveva discendere da lui (la grande conseguenza che doveva discendere da Enea, la nascita di Roma e dell’impero romano)
non pare indegno ad omo d’intelletto; non sembra una cosa indegna per un uomo d’intelletto
ch’e’ fu de l’alma Roma e di suo impero poiché fu scelto per patria come padre di Roma e del suo impero
ne l’empireo ciel per padre eletto: nel cielo empireo, dove sta dio
Enea è stato scelto come personaggio che doveva andare agli inferni perché l’aveva scelto Dio in quanto sapeva che da lui sarebbe discesa la storia di Roma e l’impero romano, pre condizione necessaria per l’affermazione del cristianesimo
la quale e ‘l quale, a voler dir lo vero, Roma e l’impero a volerla dir tutta
fu stabilita per lo loco santo furono stabiliti come luogo santo
u’ siede il successor del maggior Piero. Dove risiede il successore del grande Pietro (il papa)
Per quest’ andata onde li dai tu vanto, In questo viaggio, cui gli dai onore
intese cose che furon cagione gli furono dette cose che lo incoraggiarono
di sua vittoria e del papale ammanto. E che determinarono il papale ammanto (ammanto=vestito papale)
Andovvi poi lo Vas d’elezïone, vi andò pure il profeta per antonomasia (san Paolo)
per recarne conforto a quella fede per portare conforto a quella fede
ch’è principio a la via di salvazione. Che è il principio verso la via della salvezza
Ma io, perché venirvi? o chi ‘l concede? Ma perché dovrei venirci io? Chi è che me lo concede?
Io non Enëa, io non Paulo sono; io non sono né Enea, né Paolo (QUANDO RIPETE DUE VOLTE ‘IO NON, IO NON, CHE SI CHIAMA ANAFORA, DANTE STA SOTTOLINEANDO LA SUA INDEGNITÀ DI FARE QUESTO CAMMINO)
me degno a ciò né io né altri ‘l crede. Non crede che io sia degno di ciò né io né altri
Per che, se del venire io m’abbandono, Perciò, se mi abbandono a questa impresa,
temo che la venuta non sia folle. temo che sia una scelta spavalda.
Se’ savio; intendi me’ ch’i’ non ragiono». Tu sei saggio e comprendi meglio ciò per il quale io non riesco a ragionare
E qual è quei che disvuol ciò che volle e come fa colui che non vuole più ciò che un tempo volle
e per novi pensier cangia proposta, e a causa di pensieri nuovi cambia il suo proposito
sì che dal cominciar tutto si tolle, cosicché si allontana del tutto dall’inizio dell’impresa
tal mi fec’ ïo ‘n quella oscura costa, nello stesso modo mi feci io in quell’angolo oscuro
perché, pensando, consumai la ‘mpresa perché con il pensiero consumai la mia impresa
che fu nel cominciar cotanto tosta. Quella impresa che ebbi così improvvisa all’inizio (inizialmente dante voleva fare questo percorso con Virgilio ma pensando e ripensando al fatto di essere degno o meno di questo percorso, consuma tutto il suo proposito iniziale)
risposta di Virgilio:
«S’i’ ho ben la parola tua intesa», se ho ben capito quello che mi dici
rispuose del magnanimo quell’ ombra, rispose quell’ombra del magnanimo (magnanimo=nobile) qui è presente l’iperbato (inversione di parole tra ombra e magnanimo, iperbato segno tipico di linguaggio elevato)
«l’anima tua è da viltade offesa; la tua anima è offesa dalla viltà (viltà= pusillaminità contrapposto al magnanimo)
la qual molte fïate l’omo ingombra che molte volte ostacola l’uomo
sì che d’onrata impresa lo rivolve, cosicché lo allontana da un’impresa onorevole
come falso veder bestia quand’ ombra. Come quando un animale si allontana per aver visto in maniera falsa, un’ombra
Da questa tema acciò che tu ti solve, affinché tu ti sciolga da questo timore
dirotti perch’ io venni e quel ch’io ‘ntesi ti dirò perché io venni da te e ciò che ho sentito
nel primo punto che di te mi dolve. La prima volta che provai dolore per te
Io era tra color che son sospesi, io ero tra coloro che sono sospesi (perifrasi che indica limbo)
e donna mi chiamò beata e bella, e mi chiamò una donna beata e bella
tal che di comandare io la richiesi. Talmente beata e bella che io le chiesi di dirmi quel che mi doveva ordinare
Lucevan li occhi suoi più che la stella; i suoi occhi brillavano più che una stella
e cominciommi a dir soave e piana, e mi cominciò a dire in maniera dolce e leggera
con angelica voce, in sua favella: con una voce angelica nella sua lingua
(soave, piana, con angelica voce, beata e bella> stil novo)
Beatrice dice a Virgilio
“O anima cortese mantoana, o anima cortese mantovana (cortese= che rispecchia i valori della cortesia e mantovana perché Virgilio lo era)
di cui la fama ancor nel mondo dura, di cui ancora dura la fama nel mondo
e durerà quanto ‘l mondo lontana, e durerà quanto vivrà il mondo
l’amico mio, e non de la ventura, il mio amico (cioè Dante) non uno del momento
ne la diserta piaggia è impedito è impedito nella pioggia diserta (percorso tra la selva e il monte)
sì nel cammin, che vòlt’ è per paura; è a tal punto ostacolato nel cammino che si sta volgendo per la paura
e temo che non sia già sì smarrito, e il mio timore è che egli non si sia già smarrito a tal punto
ch’io mi sia tardi al soccorso levata, che io mi sia levata tardi in suo soccorso
per quel ch’i’ ho di lui nel cielo udito. Per quello che ho ascoltato io di lui su nel cielo
Or movi, e con la tua parola ornata adesso vai e con la tua parola ornata
e con ciò c’ha mestieri al suo campare, e con ciò che serve al suo campare
l’aiuta sì ch’i’ ne sia consolata. Aiutalo così che io ne abbia consolazione
I’ son Beatrice che ti faccio andare; io che ti faccio andare sono Beatrice
vegno del loco ove tornar disio; vengo dal luogo da cui desidero tornare
amor mi mosse, che mi fa parlare. Mi mosse l’amore, quella cosa che mi sta facendo parlare (la muove l’amore divino)
Quando sarò dinanzi al segnor mio, quando sarò di fronte al mio signore (dio)
di te mi loderò sovente a lui”. Spesso loderò te davanti a lui
qui sopra ce scritto che Virgilio che racconta di come Beatrice sia venuta a chiamarlo nel Limbo e lo abbia pregato di andare in soccorso di dante che si trovava in pericolo, Virgilio risponde premurosamente a Beatrice e in queste parole troviamo che cosa era accaduto prima che venisse in soccorso di dante sulla salita del colle
Tacette allora, e poi comincia’ io lei tacque e allora cominciai io a parlare
Beatrice è descritta con le caratteristiche dello stil novo e Virgilio sta dicendo a Dante che lui non è che sta andando all’inferno perché è folle ma perché è arrivata una donna dal cielo ad invocare Virgilio stesso per aiutare Dante che non sarà mandata per sua volontà ma per quella di Dio. Infine fa una promessa a Virgilio dove dice che se lui aiuterà Dante lei loderà con Dio di lui
“O donna di virtù sola per cui o signora delle virtù (DONNA=SIGNORA) la sola per la quale
l’umana spezie eccede ogne contento l’umana specie eccede ogni cosa che è contenuta
di quel ciel c’ha minor li cerchi sui, in quel ciel che ha i suoi cerchi più piccoli
che cos’è quel cielo che ha i cerchi più piccoli? Ricordando la costituzione della cosmologia aristotelica che prevede 9 cieli concentrici a forma di sfera che vanno a formare l’universo. Il più piccolo è il cielo intorno alla terra che si chiama cielo (o sfera) della luna. Intorno alla terra ci sono nove cieli, quello più stretto è quello della luna che circonda la terra. Virgilio sta dicendo a Beatrice che è la signora della virtù, colei che ha più virtù di quante sono contenute da tutta l’umana specie sotto il cielo della luna.
tanto m’aggrada il tuo comandamento, il tuo ordine mi fa tanto piacere
che l’ubidir, se già fosse, m’è tardi; che ubbidirvi se già lo facessi adesso sarebbe già tardi (che sarei già in ritardo se ubbidissi già adesso)
più non t’è uo’ ch’aprirmi il tuo talento. Non devi fare altro che aprirmi il tuo desiderio (d’uopo=essere opportuno)
Ma dimmi la cagion che non ti guardi ma dimmi il motivo per il quale non temi
de lo scender qua giuso in questo centro di scendere qua giù in questo centro cioè nell’inferno
de l’ampio loco ove tornar tu ardi”. Dall’ampio luogo da dove tu hai il costante desiderio di tornare (cioè dice: perché non hi avuto paura di scendere nell’inferno dal paradiso dove tu hai un costante desiderio di tornare)
E BEATRICE RISPONDE:
“Da che tu vuo’ saver cotanto a dentro, dal momento che tu vuoi sapere questa cosa
dirotti brievemente”, mi rispuose, te ne parlerò brevemente e ti dirò
“perch’ i’ non temo di venir qua entro. Perché non temo di venir qua dentro
Temer si dee di sole quelle cose bisogna temere soltanto quelle cose
c’hanno potenza di fare altrui male; che hanno la potenza di fare male ad altri (cioè se una cosa ti può fare del male allora la devi temere )
de l’altre no, ché non son paurose. Le altre cose che non possono fare male, non si devono temere
QUI SOTTO CI SPIEGA PERCHÉ NON TEME DI ANDARE ALL’INFERNO:
I’ son fatta da Dio, sua mercé, tale, io sono fatta da dio per grazia sua in una maniera tale
che la vostra miseria non mi tange, che la vostra miseria non mi tocca
né fiamma d’esto ‘ncendio non m’assale. Né le fiamme di questo inferno mi possono fare male
QUI SOTTO CI SPIEGA TUTTA LA CATENA DI PERSONE CHE HANNO SPINTO LEI AD ANDARE DA VIRGILIO A CHIEDERE IL SOCCORSO DI DANTE
Donna è gentil nel ciel che si compiange nel cielo vi è una donna gentile che si addolora
di questo ‘mpedimento ov’ io ti mando, dell’impedimento dove io ti mando (l’impedimento è la selva)
sì che duro giudicio là sù frange. Si lamenta in maniera tale che è in grado di rompere il giudizio di dio la sopra (QUESTA DONNA GENTILE È LA MADONNA CHE OVVIAMENTE NON PUÒ ESSER NOMINATA IN QUANTO STANNO PARLANDO NELL’INFERNO; È LA PRIMA CHE PROVA PIETÀ PER DANTE) DANTE CI DICE CHE LA MADONNA SI LAMENTA IN MANIERA TALE DI QUESTO DOLORE CHE PROVA DANTE CHE COL SUOLAMENTO E LA SUA COMPASSIONE RIESCE A ROMPERE PERFINO IL GIUDIZIO DI DIO, IL GIUDIZIO DI DIO CHE RIESCE A ROMPERE È CHE UN VIVO VADA NELLA TERRA DEI MORTI)
Questa chiese Lucia in suo dimando questa (cioè la madonna) ordinò a santa lucia queste parole
e disse:–Or ha bisogno il tuo fedele il tuo fedele (cioè dante) adesso ha bisogno di te
di te, e io a te lo raccomando–. E io a te lo raccomando
LA MADONNA CHIAMA SANTA LUCIA; SANTA LUCIA è UN PERSONAGGIO CHE COMPARIRÀ PIÙ VOLTE NELLA DIVINA COMMEDIA, SIA NEL PURGATORIO CHE NEL PARADISO E IN QUESTE TRE OCCASIONI VERRÀ SEMPRE IN SOCCORSO DI DANTE)
PERCHÉ SANTA LUCIA? SANTA LUCIA SI LEGA A DANTE SIA DAL PUNTO DI VISTA AUTOBIOGRAFICO CHE SIMBOLICO ALL’INTERNO DELLA COMMEDIA:
DAL PUNTO DI VISTA AUTOBIOGRAFICO, è DANTE STESSO CHE NEL CONVIVIO CI DICE DI AVER AVUTO UNA GRAVE MALATTIA AGLI OCCHI E DI ESSERE GUARITO PREGANDO SANTA LUCIA E DA QUEL MOMENTO SI DICHIARA FEDELE A QUELLA SANTA (le hanno cavato gli occhi, patrona della vista)
A LIVELLO SIMBOLICO LA FIGURA DI SANTA LUCIA RAPPRESENTA LA GRAZIA ILLUMINANTE (LA GRAZIA SAREBBE L’AMORE DI DIO) (LA GRAZIA ILLUMINANTE SAREBBE L’AMORE DI DIO CHE ILLUMINA IL PERCORSO DI CHI SI TROVA IN DIFFICOLTÀ)
ADESSO STA PARLANDO BEATRICE:
Lucia, nimica di ciascun crudele, lucia che è la nemica di ogni crudeltà
si mosse, e venne al loco dov’ i’ era, si mosse e venne nel luogo dove io mi trovavo
che mi sedea con l’antica Rachele. Io che mi sedevo vicino l’antica Rachele
Rachele era una delle due mogli di Giacobbe (Lia e Rachele). Convenzionalmente si ritiene che Rachele sia il simbolo della vita contemplativa mentre Lia il simbolo della vita attiva (vita attiva (aiutare i poveri) e contemplativa (è superiore alla vita attiva, pregare) sono i due modi in cui si può operare il bene)
ADESSO PARLA LUCIA CHE LE DICE:
Disse:–Beatrice, loda di Dio vera, Beatrice tu che sei la vera lode di dio perché
ché non soccorri quei che t’amò tanto, non vieni in aiuto di colui che tanto ti amò
ch’uscì per te de la volgare schiera? il quale uscì per grazia tua dalla schiera del volgo (riferimento alla vita nova: Dante è uscito dal basso popolo grazie all’amore provato per Beatrice)
Non odi tu la pieta del suo pianto, non senti tu l’angoscia del suo pianto
non vedi tu la morte che ‘l combatte non vedi tu che la morte cerca di combatterlo
su la fiumana ove ‘l mar non ha vanto?–. Nel punto in cui il fiume si scontra con il mare (letteralmente sarebbe = Sul fiume dove il mare non ha la meglio quindi lo possiamo intendere come il punto in cui il fiume sfocia nel mare)
Al mondo non fur mai persone ratte al mondo non ci furono mai persone così rapide
a far lor pro o a fuggir lor danno, a trovare un loro vantaggio o a fuggire un danno
com’ io, dopo cotai parole fatte, come fui io dopo tali parole
venni qua giù del mio beato scanno, che venni qua giù dal mio paradiso
fidandomi del tuo parlare onesto, confidando nel tuo parlare onorevole
ch’onora te e quei ch’udito l’hanno”. Che onorano te e quelli che ti hanno udito
QUINDI BEATRICE VA DA VIRGILIO E GLI DICE: (IO SONO VENUTO DA TE PER CHIEDERE AIUTO PER DANTE CONFIDANDO NELLE TUE BELLE PAROLE DI POETA PERCHÉ AI TEMPI I POETI ERANO CONSIDERATI COME DEI SAGGI)
QUI SOTTO PARLA VIRGILIO
Poscia che m’ebbe ragionato questo, dopo che mebbe detto queste cose
li occhi lucenti lagrimando volse, rivolse verso di me gli occhi lucenti e pieni di lacrime (Beatrice si gira verso Virgilio con gli occhi pieni di lacrime e ciò spinge Virgilio ad intraprendere il suo percorso)
per che mi fece del venir più presto. Perciò mi fece muovere il più presto possibile
E venni a te così com’ ella volse: e venni da te così come lei volle
d’inanzi a quella fiera ti levai ti tirai via da davanti quella fiera
che del bel monte il corto andar ti tolse. Che ti impedì il breve percorso del bel monte
Dunque: che è? perché, perché restai, dunque che succede, perché rimani fermo,
perché tanta viltà nel core allette, perché allevi nel cuore tanta viltà
perché ardire e franchezza non hai, perché non hai coraggio e franchezza
poscia che tai tre donne benedette adesso che sai che queste tre donne benedette
curan di te ne la corte del cielo, hanno cura di te nella corte celeste
e’l mio parlar tanto ben ti promette?». E le mie parole ti promettono così tanto bene?
RIPETIZIONE DELLA PAROLA PERCHÉ
DANTE CI SPIEGA LA SUA REAZIONE CON UNA SIMILITUDINE INDICATA NEI VERSI DA QUALI E TAL
Quali fioretti dal notturno gelo come fanno i fiori che sono chinati verso il basso
chinati e chiusi, poi che ‘l sol li ‘mbianca, e chiusi per il gelo della notte, dopo il sorgere del sole
si drizzan tutti aperti in loro stelo, si drizzano tutti aperti sul loro stelo
tal mi fec’ io di mia virtude stanca, allo stesso modo feci io con la mia virtù che era stanca
e tanto buono ardire al cor mi corse, e mi corse nel cuore tanto buon coraggio
ch’i’ cominciai come persona franca: che cominciai a dire come una persona franca (persona franca cioè libera dal timore)
«Oh pietosa colei che mi soccorse! Oh com’è stata piena di pietà colei che mi venne in soccorso
e te cortese ch’ubidisti tosto e come fosti cortese tu ad ubbidire prontamente
a le vere parole che ti porse! Alle parole di verità che ti rivolse
Tu m’hai con disiderio il cor disposto tu m’hai disposto il cuore con desiderio
sì al venir con le parole tue, si al venire con le tue parole
ch’i’ son tornato nel primo proposto. Che io sono tornato nel primo proposito
Or va, ch’un sol volere è d’ambedue: adesso vai che entrambi abbiamo la stessa volontà
tu duca, tu segnore e tu maestro». Tu sei duca, tu signore e tu maestro (duca deriva da ducs che era il comandante che fa da guida, termine dell’ambito militare, tu che sei la guida. Tu signore = tu che sei più saggio di me e tu maestro= maestro perché può dargli degli insegnamenti)
Così li dissi; e poi che mosso fue, io gli dissi così e poi che si mosse
intrai per lo cammino alto e silvestro. Entrai per il cammino aspro e selvatico.
Dante intraprende un altro cammino che non è più la selva ma è comunque alto e silvestro come la selva
TERZO CANTO
ANAFORA > RIPETIZIONE DI UNA O Più PAROLE (PER ME SI VA)
“Per me si va ne la città dolente, attraverso di me si va nella città del dolore (città dolente è una perifrasi per descrivere l’inferno)
per me si va ne l’etterno dolore, attraverso di me si va nell’eterno dolore
per me si va tra la perduta gente attraverso di me si va tra la gente perduta (dannati)
Giustizia mosse il mio alto fattore; il mio alto fattore (dio) fu mosso da giustizia
fecemi la divina podestate, mi fece la potenza divina
la somma sapïenza e ’l primo amore la somma sapienza e il primo amore (tre attributi delle 3 persone trinitarie, padre, figlio, spirito santo)
Dinanzi a me non fuor cose create Prima di me non fu creato nulla se non
se non etterne , e io etterna duro. le realtà eterne, e io stessa sono eterna.
ETERNE, ETERNO = POLITTOTO
Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate». lasciate ogni speranza voi che entrate (nell’inferno)
Queste parole di colore oscuro queste parole di colore oscuro (difficili e minacciose)
vid’ïo scritte al sommo d’una porta; io le vidi scritte sulla parte alta di una porta
per ch’io: «Maestro, il senso lor m’è duro ». e perciò io dissi “oh maestro, il loro senso mi è duro” (duro come doloroso oppure duro perché l’uomo fa fatica a comprendere l’eternità)
Ed elli a me, come persona accorta: e Virgilio gli dice come persona esperta
«Qui si convien lasciare ogne sospetto; qui bisogna lasciare ogni esitazione
ogne viltà convien che qui sia morta. Bisogna che qui ogni viltà sia morta
Noi siam venuti al loco ov’i’ t’ ho detto siamo venuti qui nel luogo dove ti ho detto
che tu vedrai le genti dolorose che vedrai le genti dolorose cioè le anime prese dal dolore
c’hanno perduto il ben de l’intelletto ». che hanno perduto il bene dell’intelletto (bene dell’intelletto=dio)
E poi che la sua mano a la mia puose e dopo che pose la sua mano nella mia
con lieto volto, ond’io mi confortai, con un volto lieto ed io mi confortai
mi mise dentro a le segrete cose. Mi portò dentro questo spazio segreto (segreto = distaccato dal resto)
RAPPRESENTAZIONE DELL’INFERNO QUI SOTTO (FA RIFERIMENTO MOLTO ALL’UDITO)
CLIMAX = SCALARITÀ DI ELEMENTI DAL PIÙ INTENSO AL MENO INTENSO O VICEVERSA
Quivi sospiri, pianti e alti guai qui sospiri, pianti e profondi lamenti
risonavan per l’aere sanza stelle, risuonavano per l’aria senza stelle (qui il cielo è senza stelle> nell’inferno) (nell’inferno si faceva riferimento al ciclo della luna)
per ch’io al cominciar ne lagrimai. E quando questi suoni cominciarono, io iniziai a lacrimare
Diverse lingue, orribili favelle, vi erano lingue diverse, pronunce orribili
parole di dolore, accenti d’ira, parole piene di dolore, cenni di ira
voci alte e fioche, e suon di man con elle voci alte e fioche e insieme a loro suoni di mani che sbattono
facevano un tumulto, il qual s’aggira tutti questi suoni facevano un tumulto che si aggira
sempre in quell’aura sanza tempo tinta, sempre in quel mondo senza luce né tempo,
come la rena quando turbo spira . come fa la sabbia quando soffia un turbine di vento
pusillanimi = persone che non si sono mai schierate, posti nell’anti inferno (QUI SOTTO)
E io ch’avea d’error la testa cinta, Dante dice: e io che avevo la testa cerchiata dalla confusione
dissi: «Maestro, che è quel ch’i’ odo? Dissi: “oh maestro, che cos’è quello che io sto sentendo?
e che gent’è che par nel duol sì vinta?». E che gente è questa che sembra così afflitta dal dolore?”
Ed elli a me: «Questo misero modo ed egli a me “in questo misero modo
tegnon l’anime triste di coloro stanno le anime triste di coloro i quali
che visser sanza ’nfamia e sanza lodo. Vissero senza l’infamia e senza la lode
Mischiate sono a quel cattivo coro costoro sono mischiate a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli degli angeli che non furono né ribelli a dio
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro . né gli furono fedeli, ma se ne stettero per conti loro
Caccianli i ciel per non esser men belli, i cieli li cacciano per non essere meno belli
né lo profondo inferno li riceve, e neppure il profondo inferno li riceve
ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli ». ché i dannati non trarrebbero gloria da loro».
E io: «Maestro, che è tanto greve e dio gli dissi “maestro cosa c’è per loro di tanto pesante
a lor che lamentar li fa sì forte?». che li fa lamentare così forte”
Rispuose: «Dicerolti molto breve. Ed egli rispose “te lo dirò brevemente”
Questi non hanno speranza di morte, costoro non hanno speranza di morte (non possono sperare di arrivare ad un termine della loro pena)
e la lor cieca vita è tanto bassa, e la loro vita è stata cieca e tanto bassa
che ’nvidïosi son d’ogne altra sorte. Che sono invidiosi di tutte le altre sorti
Fama di loro il mondo esser non lassa; Il mondo non ha lasciato testimonianza di loro;
misericordia e giustizia li sdegna: la giustizia e la misericordia li disprezzano
non ragioniam di lor, ma guarda e passa». Non ragioniamo di loro, ma guardali e passa avanti
QUI SOTTO VIENE SPIEGATA LA PENA DELLE ANIME
E io, che riguardai, vidi una ’nsegna e Dante dice: e io che li guardai, vidi un’insegna
che girando correva tanto ratta, che girava e sembrava così veloce
che d’ogne posa mi parea indegna; che era incapace di fermarsi
e dietro le venìa sì lunga tratta e dietro questa insegna veniva una così gran
di gente, ch’i’ non averei creduto folla di gente che io non avrei mai creduto
che morte tanta n’avesse disfatta . che la morte ne avesse disfatti così tanta
LA LORO PENA (DEI PUSILLANIMI O IGNAVI- PAPA CELESTINO E GLI ANGELI CHE NEL MOMENTO DELLA CREAZIONE DELL’INFERNO NON SI SONO SCHIERATI NE DA DIO NE DA LUCIFERO) È QUELLA DI CORRERE SEMPRE DIETRO L’INSEGNA CHE GIRA DI CONTINUO ED ESSERE PUNTI DALLE VESPE E DALLE MOSCHE CHE RIGANO IL VOLTO DI SANGUE > PENA PER CONTRAPPASSO
Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto, dopo che ebbi riconosciuto qualcuno di loro
vidi e conobbi l’ombra di colui vidi e riconobbi l’ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto. Che fece il grande rifiuto per viltà
il personaggio di cui sta parlando Dante è Papa celestino quinto il quale dopo aver ricevuto il ruolo di papa, dopo un paio di anni vedendo le pressioni a cui era sottoposto decise di rinunciare al suo ruolo di papa e quindi abdicò e fece salire al suo posto Bonifacio ottavo
Incontanente intesi e certo fui improvvisamente compresi e fui certo
che questa era la setta d’i cattivi, che questa era la setta, la schiera di quei cattivi
a Dio spiacenti e a’ nemici sui. Che danno dispiacere a Dio ma anche ai suoi nemici
Questi sciaurati, che mai non fur vivi questi sciagurati che non furono mai vivi
erano ignudi e stimolati molto erano nudi ed erano sempre punti
da mosconi e da vespe ch’eran ivi. Da mosconi e da vespe che c’erano qui.
Elle rigavan lor di sangue il volto, questi animali rigavano il loro volto di sangue
che, mischiato di lagrime, a’ lor piedi il quale mischiato con le lacrime, cadeva ai loro piedi
da fastidiosi vermi era ricolto . ed era raccolto da vermi schifosi
DANTE QUI SOPRA AGISCE SECONDO IL PRINCIPIO DELLA PENA DEL CONTRAPPASSO = VUOL DIRE CHE LA PENA CHE SUBISCONO I DANNATI È SIMILE O OPPOSTA AL LORO COMPORTAMENTO IN VITA
E poi ch’a riguardar oltre mi diedi, e dopo che mi misi a guardare oltre
vidi genti a la riva d’un gran fiume vidi gente che era alla riva di un gran fiume
per ch’io dissi: «Maestro, or mi concedi e perciò io dissi: oh maestro, concedimi adesso che
ch’i’ sappia quali sono, e qual costume io sappia chi sono costoro e quale legge
le fa di trapassar parer sì pronte, le fa sembrare così desiderose di voler trapassare il fiume
com’i’ discerno per lo fioco lume». Come mi sembra di capire dalla scarsa luce che ce lì
Ed elli a me: «Le cose ti fier conte ed egli a me rispose: tu saprai queste cose
quando noi fermerem li nostri passi quando noi fermeremo i nostri passi
su la trista riviera d’Acheronte». Sulla triste riva del fiume Acheronte (acheronte segna il passaggio dall’anti inferno all’inferno)
CARONTE è RAPPRESENTATO COME IL NOCCHIERE DELL’ACHERONTE, COME COLUI CHE FA PASSARE IL FIUME ACHERONTE ALLE ANIME
Allor con li occhi vergognosi e bassi, allora con gli occhi bassi e vergognosi
temendo no ’l mio dir li fosse grave, temendo che le mie parole fossero state sbagliate
infino al fiume del parlar mi trassi. Evitai di parlare finché non arrivammo al fiume
Ed ecco verso noi venir per nave ed ecco all’improvviso che venne per nave verso di noi
un vecchio , bianco per antico pelo, un vecchio, bianco per la vecchiaia
gridando: «Guai a voi, anime prave! E gridava: guai a voi, anime malvagie
Non isperate mai veder lo cielo: non sperate mai di vedere il cielo
i’ vegno per menarvi a l’altra riva io vengo per portarvi nell’altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e ’n gelo. Nelle tenebre eterne, che saranno pene nel caldo e nel gelo
E tu che se’ costì, anima viva, e tu che sei là (si riferisce a Dante), oh anima viva
pàrtiti da cotesti che son morti». Allontanati da questi che invece sono morti
Ma poi che vide ch’io non mi partiva, ma quando vide che io non mi allontanavo
disse: «Per altra via, per altri porti disse: tu arriverai a destinazione tramite un’altra via, tramite altri porti
verrai a piaggia, non qui, per passare: non qui, sarà necessario che
più lieve legno convien che ti porti ». ti porti una nave più leggera (lieve legno è una metonigna )
E ’l duca lui: «Caron, non ti crucciare: e il duca gli disse: “caronte non farti problemi
vuolsi così colà dove si puote si vuole così là dove si può realizzare ciò che
ciò che si vuole, e più non dimandare ». si vuole; non chiedere altro».
Quinci fuor quete le lanose gote Così si calmarono le guance barbute
al nocchier de la livida palude, del nocchiere della vivida palude
che ’ntorno a li occhi avea di fiamme rote . che aveva intorno agli occhi delle ruote di fiamma (questo elemento degli occhi infuocati ce lha anche virgilio)
Ma quell’anime, ch’eran lasse e nude, ma quelle anime che erano stanche e nude
cangiar colore e dibattero i denti, cambiavano il colore del volto e cominciavano a battere i denti
ratto che ’nteser le parole crude. Non appena intesero le parole crudeli di caronte (fa riferimento alle anime che non possono incontrare dio)
Bestemmiavano Dio e lor parenti, bestemmiavano dio e i loro parenti
l’umana spezie e ’l loco e ’l tempo e ’l seme bestemmiavano l’umana specie e il luogo e il tempo e l’origine
di lor semenza e di lor nascimenti. Della loro semenza e dei loro nascimenti (la loro nascita)
Poi si ritrasser tutte quante insieme, poi tutte queste anime si ritrassero insieme
forte piangendo, a la riva malvagia sulla riva malvagia piangendo forte
ch’attende ciascun uom che Dio non teme. La riva malvagia che attende tutti gli uomini che non temono Dio
Caron dimonio, con occhi di bragia caronte demonio, con gli occhi di brace
loro accennando, tutte le raccoglie; facendo loro cenni li raccoglie
batte col remo qualunque s’adagia. E batte con il remo chiunque di loro si fermi
SIMILITUDINE QUI SOTTO
Come d’autunno si levan le foglie come in autunno tutte le foglie una dietro l’altra se ne vanno via
l’una appresso de l’altra, fin che ’l ramo finchè il ramo
vede a la terra tutte le sue spoglie , vede a terra tutte le sue spoglie (tutte le foglie a terra)
similemente il mal seme d’Adamo allo stesso modo il mal seme di Adamo
gittansi di quel lito ad una ad una, si getta dalla spiaggia sulla barca una ad una
per cenni come augel per suo richiamo. come il falcone al richiamo del cenno
Così sen vanno su per l’onda bruna, Così se ne vanno per il fiume cupo,
e avanti che sien di là discese, e prima che siano scese sull’altra riva
anche di qua nuova schiera s’auna. Da questa parte si raduna una nuova schiera di anime
«Figliuol mio», disse ‘l maestro cortese, “figlio mio” disse il maestro cortese (virgilio)
«quelli che muoion ne l’ira di Dio coloro che muoiono nell’ira di dio
tutti convegnon qui d’ogne paese; vengono tutti qua da ogni paese
e pronti sono a trapassar lo rio, e sono tutti pronti ad attraversare il fiume
ché la divina giustizia li sprona, perché la giustizia divina li sprona
sì che la tema si volve in disio. Così tanto che il timore si volge in desiderio
Quinci non passa mai anima buona; da qui non passa mai un’anima buona
e però, se Caron di te si lagna, e perciò se caronte si lamenta di te
ben puoi sapere omai che ’l suo dir suona». Puoi capire ormai perché si rivolge a te in questo modo
Finito questo, la buia campagna finite queste parole, l’ambiente buio dell’inferno
tremò sì forte, che de lo spavento tremò così forte che il ricordo dello spavento
la mente di sudore ancor mi bagna. Mi bagna ancora di sudore la mente
La terra lagrimosa diede vento , la terra lacrimosa diede vento (all’epoca si riteneva che i venti sorgessero dalla terra )
che balenò una luce vermiglia che fece balenare una luce glia, cioè rossastra (fulmine)
la qual mi vinse ciascun sentimento; che vinse tutti i miei sensi
e caddi come l’uom cui sonno piglia. E io caddi come un uomo che è preso dal sonno (dante sviene)
dante sviene a causa del terremoto, del fulmine
a livello narrativo serve per non narrare il passaggio dal fiume acheronte perché altrimenti sarebbe una ripetizione in quanto era già stato spiegato precedentemente
CANTO QUARTO
INFERNO> PRIMO CERCHIO CHE CORRISPONDE AL LIMBO (limbo = zona dell’inferno in cui sono trattenuti coloro che non furono battezzati per varie ragioni – o perché morti troppo presto o perché morti prima della venuta di cristo. Essi non patiscono pene ma l’unica pena che hanno è quella di non poter vedere dio. – per lo più anime del mondo greco_latino)
Questo canto comincia con questo verbo che ci fa pensare che dante si sia svegliato all’improvvisò.
Ruppemi l’alto sonno ne la testa mi ruppe il profondo sonno nella testa
un greve truono, sì ch’io mi riscossi un forte tuono, così che io mi riscossi
come persona ch’è per forza desta; come una persona che viene svegliata per forza
e l’occhio riposato intorno mossi, allora, levandomi in piedi, mi guardai attorno
dritto levato, e fiso riguardai e guardai attentamente
per conoscer lo loco dov’ io fossi. Per capire in che luogo mi trovassi
Vero è che ‘n su la proda mi trovai è vero che mi trovai sulla sponda
de la valle d’abisso dolorosa della valle dell’abisso (inferno) dolorosa
che ‘ntrono accoglie d’infiniti guai. Che accoglie un frastuono di infiniti lamenti
Oscura e profonda era e nebulosa era oscura, profonda e nebulosa
tanto che, per ficcar lo viso a fondo, tanto che nonostante ficcassi lo sguardo a fondo
io non vi discernea alcuna cosa. Non riuscivo a scorgere alcuna cosa
QUINDI VIRGILIO DICE:
«Or discendiam qua giù nel cieco mondo», adesso discendiamo qua giù nel mondo cieco (cieco perché non vede dio)
cominciò il poeta tutto smorto. Disse il poeta con un colorito tutto (smorto= colorito pallido)
«Io sarò primo, e tu sarai secondo». Io sarò il primo e tu sarai il secondo
E io, che del color mi fui accorto, io che mi accorsi del suo colore (di virgilio)
dissi: «Come verrò, se tu paventi dissi: Virgilio come potrò venire, se tu che di solito
che suoli al mio dubbiare esser conforto?». Sei il conforto al mio dubbio hai timore?
E LUI MI RISPOSE
Ed elli a me: «L’angoscia de le genti e lui mi rispose ‘ questa angoscia (chiusura al petto) delle persone
che son qua giù, nel viso mi dipigne che son rinchiuse qui, mi dipinge nel viso
quella pietà che tu per tema senti. Quella pietà che tu scambi per paura
Andiam, ché la via lunga ne sospigne». Andiamo che la via lunga ci sospinge
La critica si sofferma in questi versi qui sopra perché non sarebbe corretto provare pietà per queste anime ed evidentemente questa pietà che Virgilio prova è rivolta solo per le anime del limbo che hanno la colpa di esser nate prima della venuta di cristo
Così si mise e così mi fé intrare così si mise davanti (perché prima abbiamo detto che lui era il primo e poi c’era il secondo) e mi fece entrare
nel primo cerchio che l’abisso cigne. Nel primo cerchio che cinge l’abisso dell’inferno
Quivi, secondo che per ascoltare, qui, per quello che potevo ascoltare
non avea pianto mai che di sospiri non si sentiva mai pianto al di fuori dei sospiri
che l’aura etterna facevan tremare; che facevano tremare l’aria eterna
ciò avvenia di duol sanza martìri, ciò avveniva per i dolori senza pena
ch’avean le turbe, ch’eran molte e grandi, che soffrivano le folle di queste anime che eran molte e grandi
d’infanti e di femmine e di viri. Folle di bambini, di femmine e di uomini
(PER QUESTE ANIME NON C’è UNA PENA FISICA E PER QUESTO SI SENTONO SOLO I LORO SOSPIRI)
Lo buon maestro a me: «Tu non dmandi Virgilio chiede a Dante: ‘tu non mi chiedi
che spiriti son questi che tu vedi? Chi sono questi spiriti che vedi?
Or vo’ che sappi, innanzi che più andi, adesso voglio che tu sappia, prima che vai avanti
ch’ei non peccaro; e s’elli hanno mercedi, che essi non furono peccatori; e se hanno dei meriti
non basta, perché non ebber battesmo, questo non basta, perché non hanno il battesimo
ch’è porta de la fede che tu credi; che è la porta verso la fede alla quale tu stesso credi
e s’e’ furon dinanzi al cristianesmo, e se nacquero prima del cristianesimo
non adorar debitamente a Dio: non adorarono debitamente Dio
e di questi cotai son io medesmo. E io appartengo a questi stessi che tu vedi
Per tai difetti, non per altro rio, per queste mancanze, non per un altro peccato
semo perduti, e sol di tanto offesi siamo perduti e subiamo la pena soltanto di vivere
che sanza speme vivemo in disio». Senza pena e senza speranza di vedere dio
ANCHE DANTE PROVA PENA PER QUETE ANIME E DICE:
Gran duol mi prese al cor quando lo ‘ntesi, mi prese un grande dolore al cuore quando ascoltai Virgilio
però che gente di molto valore poiché vidi in quell’limbo persone sospese di grande valore (sospese come se fossero a metà tra uno stadio e l’altro)
conobbi che ‘n quel limbo eran sospesi. TRADOTTO SOPRA
«Dimmi, maestro mio, dimmi, segnore», dimmi maestro, cominciai io
comincia’ io per volere esser certo per essere certo di quella fede
di quella fede che vince ogne errore: che vince ogni peccato
«uscicci mai alcuno, o per suo merto “è mai capitato che qualcuno sia uscito di qui o per suo merito
o per altrui, che poi fosse beato?»., o per merito altrui e che poi sia diventato beato?
E quei che ‘ntese il mio parlar coverto, E Virgilio che intese il mio parlare allusivo
rispuose: «Io era nuovo in questo stato, mi rispose: io ero nuovo di qui
quando ci vidi venire un possente, quando vidi venire un uomo possente (gesù cristo)
con segno di vittoria coronato. Coronato e con un segno di vittoria (coronato = aureola)
Trasseci l’ombra del primo parente, trasse fuori l’ombra del primo genitore (primo genitore > Adamo)
d’Abèl suo figlio e quella di Noè, di suo figlio Abele e quella di Noè,
di Moïsè legista e ubidente; di Mosè che fu legislatore e ubidiente
Abraàm patrïarca e Davìd re, Quella di Abramo il patriarca e del re David
Israèl con lo padre e co’ suoi nati quella di Israele cioè di Giacobbe con suo Padre (Isacco) e i suoi 12 figli
e con Rachele, per cui tanto fé, e con Rachele, sua moglie per cui fece tanto
e altri molti, e feceli beati. e molti altri e li fece beati
E vo’ che sappi che, dinanzi ad essi, e voglio che tu sappia che prima di loro
spiriti umani non eran salvati». Nessun spirito umano era mai entrato in paradiso
QUI SOPRA QUINDI DANTE CHIEDE SE NESSUNO SIA MAI USCITO DAL LIMBO PER ENTRARE IN PARADISO E VIRGILIO GLI RISPONDE CHE SI, DOPO LA MORTE DI CRISTO, EGLI è SCESO NEGLI INFERI CON UNA SORTE DI TERREMOTO PER PRENDERE LE ANIME DEI PATRIARCHI E DEGLI UOMINI DEGNI PER PORTARLI IN CIELO TRA I BEATI.
PRIMA DESCRIZIONE DEL LIMBO QUELLA QUI SOTTO
Non lasciavam l’andar perch’ ei dicessi, Nonostante Virgilio stesse parlando continuavano a camminare
ma passavam la selva tuttavia, e continuavamo a passare per questa selva
la selva, dico, di spiriti spessi. Non la selva oscura, ma la selva di spiriti che vedevamo
Non era lunga ancor la nostra via il nostro percorso non era molto distante
di qua dal sonno, quand’ io vidi un foco dal sonno, quando io vidi un fuoco
ch’emisperio di tenebre vincia. Che vinceva un emisfero di tenebre
Di lungi n’eravamo ancora un poco, eravamo ancora un poco lontani
ma non sì ch’io non discernessi in parte ma non a tal punto che io non potessi discernere in parte
ch’orrevol gente possedea quel loco. Che quel luogo era abitato da gente onorevole
DANTE VEDENDO QUESTO EMISFERO DI FUOCO SI INCURIOSISCE E CHIEDE A VIRGILIO:
«O tu ch’onori scïenzïa e arte, tu che onori la sapienza e l’arte
questi chi son c’hanno cotanta onranza, chi sono costoro che hanno un onore tale
che dal modo de li altri li diparte?». Che li divide dagli altri in tal modo?
E quelli a me: «L’onrata nominanza e quegli mi rispose “l’onorevole fama
che di lor suona sù ne la tua vita, che suona di loro nel mondo dei vivi
grazïa acquista in ciel che sì li avanza». Acquista grazia nel cielo che li porta ad un tale vantaggio.
NEGLI INFERI VIRGILIO RAPPRESENTA UN LUOGO CHE SONO I COSÌ DETTI ‘CAMPI ELISI’ NEI QUALI SONO ALLOGGIATI GLI SPIRITI DI QUEGLI UOMINI CHE HANNO AVUTO ONORE IN VITA.
Intanto voce fu per me udita: intanto sentii una voce che diceva
«Onorate l’altissimo poeta; ‘onorate l’altissimo poeta
l’ombra sua torna, ch’era dipartita». Torna la sua ombra, che era andata via (quindi questa voce non appena entrano onora Virgilio)
Poi che la voce fu restata e queta, dopo che la voce si fu fermata
vidi quattro grand’ ombre a noi venire: vidi quattro grandi ombre venire verso di noi
sembianz’ avevan né trista né lieta. Che avevano l’aspetto né triste né felice (queste anime sono così sia per la condizione in cui si trovano sia perché sono anime dei magnanimi e un magnanimo non è né eccessivamente gioioso né triste perché egli non si fa turbare dagli eventi)
Lo buon maestro cominciò a dire: il buon maestro cominciò a dire:
«Mira colui con quella spada in mano, guarda quello che viene con una spada in mano
che vien dinanzi ai tre sì come sire: e che viene davanti agli altri tre come se fosse un sire (sire = re)
quelli è Omero poeta sovrano; quegli è Omero, il poeta sovrano, il re dei poeti
l’altro è Orazio satiro che vene; l’altro è Orazio, satiro (perché autore di poesie satiriche)
Ovidio è ‘l terzo, e l’ultimo Lucano. Il terzo è Ovidio (poeta elegiaco) e l’ultimo è Lucano (poeta epico)
Però che ciascun meco si convene poiché ciascuno di loro condivide il nome di poeta
nel nome che sonò la voce sola, che quella voce ha detto
fannomi onore, e di ciò fanno bene». Mi fanno onore e fanno bene a farlo
VIRGILIO DICE CHE QUESTI UOMINI CHE SONO POETI COME LUI, LO ONORANO IN QUANTO POETA E DICE CHE FANNO BENE. DANTE DEFINISCE QUESTI 4 POETI LA BELLA SCOLA
Così vid’ i’ adunar la bella scola così io vidi che si adunò questa bella scuola
di quel segnor de l’altissimo canto di quel signore dal canto altissimo
che sovra li altri com’ aquila vola. Che vola sopra gli altri come un’aquila
DANTE CI RAPPRESENTA QUESTI 4 POETI CHE SONO CAPEGGIATI DA OMERO CHE VIENE RAPPRESENTATO COME IL SIGNORE DALL’ALTISSIMO CANTO (ALTO = DAL REGISTRO ALTO)
Da ch’ebber ragionato insieme alquanto, dopo che ebbero ragionato un poco insieme
volsersi a me con salutevol cenno, si volsero verso di me salutandomi
e ‘l mio maestro sorrise di tanto; e il mio maestro sorrise un poco
e più d’onore ancora assai mi fenno, ma mi fecero ancora più onore
ch’e’ sì mi fecer de la loro schiera, rendendomi parte della loro schiera
sì ch’io fui sesto tra cotanto senno. così che io in mezzo a tanto senno Mi trovai come il sesto
Così andammo infino a la lumera, così andammo fino alla luce
parlando cose che ‘l tacere è bello, parlando di cose di cui è bello tacere in questo momento
sì com’ era ‘l parlar colà dov’ era. Siccome era bello parlarne in quel momento
Venimmo al piè d’un nobile castello, e venimmo ai piedi id un nobile castello
sette volte cerchiato d’alte mura, che era cerchiato 7 volte da alte mura
difeso intorno d’un bel fiumicello. E difese intorno da un bel fiumicello
Questo passammo come terra dura; passammo questo per la terra dura
per sette porte intrai con questi savi: attraverso 7 porte entrai con questi saggi
giugnemmo in prato di fresca verdura. E giungemmo in un prato di Fresca erbetta
QUESTO SOPRA DESCRITTO è IL NOBILE CASTELLO IN CUI CI SONO LE ANIME DEI SAGGI:
luogo tipicamente medievale e i critici si sono interrogati molto su questo luogo e sono giunti al fatto che queste sette mura e sette porte, corrispondano alle 7 virtù opposte dalle 4 virtù cardinali + le virtù intellettuali.
sette mura e sette porte = virtù intellettuali, dell’ingegno (QUI SOTTO LE 7 MURA POTREBBERO ESSERE LE 7 ARTI LIBERALI MENTRE LE 7 PORTE POTREBBERO ESSERE QUELLE CARDINALI E DELL’INGEGNO. CHIEDI ALLA SO)
virtù che rappresentano i sette saggi:
LE 4 VIRTÙ CARDINALI SONO (quelle proprie di chi ha un’alta moralità):
- la prudenza > sarebbe la saggezza intesa come quella capacità pratica di operare bene
- la fortezza > la fortezza è quella virtù che permette di resistere alle scosse della sorte
- la giustizia > è la giustizia
- la temperanza > è quella virtù che porta a saper controllare gli istinti
LE 3 VIRTÙ DELL’INGEGNO SONO :
- intelletto > è la capacità di capire il mondo che ti circonda
- scienza > è quella capacità di conoscere quello che ti circonda
- sapienza > è la scienza che si è accumulata alle spalle
QUESTE VIRTÙ SI DISTINGUONO DA QUELLE TEOLOGALI CHE SONO: (VIRTÙ TEOLOGALI PROPRIE DI CHI CREDE IN DIO)
- fede > è il presupposto di tutto, bisogna credere
- speranza > è quella virtù che ti permette di sapere che dio opera sempre per il bene, anche se noi non possiamo capirlo
- carità > è intesa come amore divino, amore che proviene da dio
I SAGGI CHE SONO NEL LIMBO POSSONO AVERE LE PRIME 7 VIRTÙ MA NON POSSONO AVERE QQUESTE ULTIME 3 PERCHÉ NON HANNO IL BATTESIMO
UN’ALTRA INTERPRETAZIONE CI DICE CHE POTREBBERO ESSER RIFERITE ALLE:
7 arti liberali che si dividevano in:
trivio:
- la grammatica > è la conoscenza del latino e delle regole della lingua
- la retorica > è la scienza è la scienza di come si mette in piedi un bel discorso convincente
- la dialettica > è il passaggio che indica come le idee si scontrano tra loro per cercare di avvicinarsi alla verità
quadrivio:
- aritmetica > è la scienza dei numeri
- geometria > è l’applicazione di questi numeri in forme
- astrologia > è considerata una vera e propria scienza, perché nel medioevo si riteneva che le stelle avessero un influsso sulla vita degli uomini
- musica > quell’armonia che sta dietro l’universo
per gli uomini medievali il sapere si divideva in questi 7 ambiti e all’interno di questi 7 gruppi questa descrizione è scalare.
Rimane il dubbio sul fiumicello che circonda il castello ma l’ipotesi più adatta è che il fiumicello rappresenti un ostacolo che bisogna superare per poter accedere alle virtù e alle arti liberali
DANTE DICE CHE IN QUESTO CASTELLO SU QUESTO PRATICELLO C’ERA:
Genti v’eran con occhi tardi e gravi, gente che aveva gli occhi tardi e gravi (altra caratteristica del magnanimo era il muoversi con lentezza perché se una cosa non ti turba, i tuoi occhi si muovono con pacatezza perché non è turbato dai pensieri)
di grande autorità ne’ lor sembianti: che erano di grande autorità nei loro volti
parlavan rado, con voci soavi. Parlavano poco con voci soavi
Traemmoci così da l’un de’ canti, salimmo così da una parte sul luogo
in loco aperto, luminoso e alto, che era dalla vista aperta luminoso e alto rispetto al resto
sì che veder si potien tutti quanti. Così che si potevan vedere tutti quanti
Colà diritto, sovra ‘l verde smalto, il dritto sopra il verde prato
mi fuor mostrati li spiriti magni, mi furono mostrati gli spiriti magni
che del vedere in me stesso m’essalto. Che mi esalto ancora al pensiero di aver visto.
QUINDI DANTE E VIRGILIO SALGONO SU QUESTA TERRAZZA DEL CASTELLO COSÌ HE SI POSSA VEDERE IL PRATO DOVE VI ERANO TUTTI GLI SPIRITI E DANTE È ESALTATO AL SOLO PENSIERO E QUI SOTTO CI FA UN ELENCO DI CIÒ CHE VEDE
I’ vidi Eletra con molti compagni, vidi Elettra (una delle capostipiti della stirpe dei troiani) con molti compagni (troiani)
tra ‘ quai conobbi Ettòr ed Enea, tra i quali riconobbi Ettore (figlio di Priamo) ed Enea
Cesare armato con li occhi grifagni. Poi vidi Cesare che era armato con gli occhi da falco
Vidi Cammilla e la Pantasilea; poi vidi Camilla (personaggio dell’Eneide, è la giovane che si è distinta in guerra contro i troiani per la sua virtù guerriera) e Pentesilea (regina delle amazzoni che si scontrò contro Achille e che egli uccisi)
da l’altra parte vidi ‘l re Latino dall’altra parte vidi il re Latino
che con Lavina sua figlia sedea. Che sua figlia Lavina gli sedeva al suo fianco
Vidi quel Bruto che cacciò Tarquino, Vidi quel Bruto che cacciò Tarquino
Lucrezia, Iulia, Marzïa e Corniglia; poi vidi Lucrezia, Iulia, Marzia e Corniglia
e solo, in parte, vidi ‘l Saladino. E da solo in parte vidi il Saladino (il sultano d’Egitto, noto come esempio di gran valore)
Poi ch’innalzai un poco più le ciglia, dopo he innalzai un po’ di più gli occhi
vidi ‘l maestro di color che sanno vidi il maestro di color che sanno, ovvero Aristotele
seder tra filosofica famiglia. Che siede in mezzo alla compagnia di filosofi
Tutti lo miran, tutti onor li fanno: lo osservano tutti e tutti gli fanno onore
quivi vid’ ïo Socrate e Platone, qui, vidi anche Socrate e Platone
che ‘nnanzi a li altri più presso li stanno; che gli stanno più vicino davanti a tutti gli altri
Democrito che ‘l mondo a caso pone, Democrito che ritiene che il mondo sia dominato dal caso (teoria degli atomi che unendosi a caso formano il mondo)
Dïogenès, Anassagora e Tale, Diogene, Anassagora e Talete
Empedoclès, Eraclito e Zenone; Empedocle, Eraclito e Zenone.
e vidi il buono accoglitor del quale, e vidi colui che ha raccolto bene le qualità cioè
Dïascoride dico; e vidi Orfeo, Diascoride (era stato un autore di un’enciclopedia medicinale); e vidi Orfeo,
Tulïo e Lino e Seneca morale; Tulio, Lino e Seneca il giovane
Euclide geomètra e Tolomeo, Euclide il geometra e Tolomeo l’astronomo
Ipocràte, Avicenna e Galïeno, Ippocrate, Avicenna e Galieno (che sono tre medici)
Averoìs, che ‘l gran comento feo. Averoè (filosofo arabo) che fece il gran comento di Aristotele
Io non posso ritrar di tutti a pieno, non posso ritrar tutti quanti
però che sì mi caccia il lungo tema, però quel che in lungo tema, mi spinge ad andare avanti
che molte volte al fatto il dir vien meno. E molte volte, questo fa venire meno il racconto di quello che è accaduto
La sesta compagnia in due si scema: la sesta compagnia cioè la compagnia di sei persone si divide in due:
per altra via mi mena il savio duca, il savio duca, Virgilio mi conduce per un’altra via
fuor de la queta, ne l’aura che trema. Fuori da questa aria quieta, nell’aria che trema.
E vegno in parte ove non è che luca. E arrivo in un luogo dove non c’è luce
la lussuria fa parte dei peccati di intemperanza che significa non avere l autocontrollo degli istinti e delle passioni
peccato di lussuria
CANTO QUINTO > è ENTRATO NEL SECONDO CERCHIO DELL’INFERNO
Questo canto è importante perché è considerato il funerale del dante stilnovista (dante condanna quell’amore che aveva lodato). ANAFORA VERSO 100 LUI CONDANNA LAMORE CHE AVEVA LODATO
Così discesi del cerchio primaio così scesi dal primo cerchio
giù nel secondo, che men loco cinghia giù nel secondo che è circondato da un cerchio più stretto
e tanto più dolor, che punge a guaio ed è circondato da tanto più dolore che stimola al lamento
minosse viene chiamato perché secondo gli antichi era noto come giudice imparziale e quindi qui si trova all’ingresso dell’inferno e quando arrivano i peccatori e ascolta la loro confessione, poi prende la sua coda, gliela avvolge attorno al corpo e li avvolge con tanti nodi quanto è il numero del cerchio nel quale deve essere mandato giù (le anime si confessano e lui emette la sentenza)
Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia: qui vi è Minosse in un modo orribile e ringhia
essamina le colpe ne l’intrata; esamina le colpe all’entrata
giudica e manda secondo ch’avvinghia. Giudica e manda a seconda di come ha avvinghiato con la coda
Dico che quando l’anima mal nata io dico che quando l’anima del peccatore
li vien dinanzi, tutta si confessa; viene davanti, questa si confessa
e quel conoscitor de le peccata e lui che è un grande conoscitore dei peccati
vede qual loco d’inferno è da essa; vede qual è il luogo dell’inferno che ti spetta
cignesi con la coda tante volte la cinge con la coda tante volte
quantunque gradi vuol che giù sia messa per quanti cerchi vuole che giù sia messa
Sempre dinanzi a lui ne stanno molte: davanti a lui stanno sempre molte anime
vanno a vicenda ciascuna al giudizio, vanno a vicenda, ciascuna al suo giudizio
dicono e odono e poi son giù volte. Si confessano e ascoltano la sentenza e poi son mandate giù.
QUI SOTTO SCAMBIO DI BATTUTE TRA MINOSSE E VIRGILIO
MINOSSE QUANDO VEDE DANTE GLI DICE
«O tu che vieni al doloroso ospizio », o tu che vieni nell’inferno (ospizio=sede)
disse Minòs a me quando mi vide, disse minosse quando mi vide
lasciando l’atto di cotanto offizio, lasciando il compito che stava svolgendo
«guarda com’ entri e di cui tu ti fide; guarda come stai entrando e bada bene a colui del quale tu ti stai fidando
non t’inganni l’ampiezza de l’intrare !». non ti far ingannare dall’ampiezza dell’entrata (le porte dell’inferno sono sempre aperte)
E ‘l duca mio a lui: «Perché pur gride? E virgilio gli dice: perché continui a gridare
Non impedir lo suo fatale andare: non ostacolare il suo percorso voluto dal fato
vuolsi così colà dove si puote si vuole così dove è possibile
ciò che si vuole , e più non dimandare». Fare ciò che si vuole e non domandare più
Or incomincian le dolenti note adesso questi suoni dolenti
a farmisi sentire; or son venuto cominciano a farmisi sentire; adesso sono venuti
là dove molto pianto mi percuote. In un punto in cui mi percuote molto pianto
Io venni in loco d’ogne luce muto, io venni in un luogo che era privo di ogni luce (sinestesia=mischia due sensi)
che mugghia come fa mar per tempesta, che muggisce come fa il mare con la tempesta
se da contrari venti è combattuto. Quando è combattuto da venti contrari
QUAL È LA PENA DEI LUSSURIOSI ? IN QUESTO SECONDO CERCHIO CE UNA SORTA DI BUFERA CONTINUA CHE SPINGE LE ANIME OVUNQUE
I LUSSURIOSI SONO COLORO CHE SOTTOMETTONO LA PROPRIA RAGIONE AL DESIDERIO DELLA CARNE
La bufera infernal, che mai non resta, la bufera infernale che non si ferma mai
mena li spirti con la sua rapina; conduce gli spiriti con la sua forza
voltando e percotendo li molesta. E li molesta (li infastidisce) voltandoli e percotendoli
Quando giungon davanti a la ruina, quando giungono davanti alla ruina (porto in cui ce un burrone)
quivi le strida, il compianto, il lamento; qui si sentono le strida, il compianto, il lamento
bestemmian quivi la virtù divina. Qui bestemmiano la virtù divina (la bestemmiano perché disprezzano dio)
Intesi ch’a così fatto tormento intesi che a questo tormento
enno dannati i peccator carnali, erano dannati i peccatori carnali
che la ragion sommettono al talento. Che sottomettono la ragione al talento
E come li stornei ne portan l’ali Come gli storni sono portati dalle ali
nel freddo tempo, a schiera larga e piena, nel periodo freddo con questi stormi larghi e pieni
così quel fiato li spiriti mali così quel vento conduce gli spiriti malvagi
di qua, di là, di giù, di sù li mena ; di qua, di la, di giù e di su
nulla speranza li conforta mai, nessuna speranza li conforta mai
non che di posa, ma di minor pena. Non dico di riposo ma almeno di una pena minore
E come i gru van cantando lor lai , e come le gru cantano i loro lamenti
faccendo in aere di sé lunga riga, facendo nell’aria una lunga riga
così vid’ io venir, traendo guai, così vidi io venire lamentandosi traendo guai
ombre portate da la detta briga ; ombre portate da questa tempesta
per ch’i’ dissi: «Maestro, chi son quelle e per questo io dissi: maestro chi sono queste
genti che l’aura nera sì gastiga?». Persone che sono castigate in questo modo dall’aria infernale?
«La prima di color di cui novelle la prima di queste persone di cui tu
tu vuo’ saper», mi disse quelli allotta, vuoi sapere, mi disse quelli allora,
«fu imperadrice di molte favelle. Fu imperatrice di molti popoli
A vizio di lussuria fu sì rotta, fu così rotta dal vizio della lussuria
che libito fé licito in sua legge, che fece lecito ciò che piace
per tòrre il biasmo in che era condotta . per allontanare il biasimo dal quale era condotta
Ell’ è Semiramìs , di cui si legge lei è Semiramis, di cui si può leggere
che succedette a Nino e fu sua sposa: che succedette a Nino e fu la sua sposa
tenne la terra che ‘l Soldan corregge . governò il regno che [oggi] regge il Soldano.
L’altra è colei che s’ancise amorosa , l’altra è colei che si uccise per amore
e ruppe fede al cener di Sicheo; e ruppe fede alle ceneri di Sicheo (didone)
poi è Cleopatràs lussurïosa. Poi c’è Cleopatra, la lussuriosa.
Elena vedi, per cui tanto reo vedi Elena
tempo si volse , e vedi ‘l grande Achille, il grande Achille che combatté
che con amore al fine combatteo . alla fine con amore (riferimento ad un mito medievale che vuole l’innamoramento di Achille per una giovane troiana)
Vedi Parìs, Tristano »; e più di mille vedi Paride e Tristano e poi mi nominò
ombre mostrommi e nominommi a dito, più di mille anime ancora
ch’amor di nostra vita dipartille. Che l’amore allontanò dalla nostra vita (anime morte per amore)
Poscia ch’io ebbi ‘l mio dottore udito dopo che ebbi udito il mio dottore (Virgilio)
nomar le donne antiche e ‘ cavalieri , che nominava queste donne antiche, questi cavalieri
pietà mi giunse, e fui quasi smarrito. Mi venne pietà e mi sentii quasi smarrito
I’ cominciai: «Poeta, volontieri e cominciai a dirgli “oh poeta, parlerei
parlerei a quei due che ‘nsieme vanno, molto volentieri a quei due che vanno insieme
e paion sì al vento esser leggieri ». e sembrano essere così leggeri al vento
Ed elli a me: «Vedrai quando saranno ed egli mi rispose “vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega più vicino a noi; allora pregali
per quello amor che i mena, ed ei verranno». Per quell’amor che li conduce e loro verranno
DANTE IN TUTTA QUESTA TEMPESTA SCORGE DUE ANIME CHE VANNO INSIEME E CI DICE CHE SEMBRANO COSÌ LEGGERE AL VENTO PERCHÉ CONDOTTE DALLA LEGGEREZZA DELL’AMORE E DANTE VORREBBE PARLARE CON LORO E VIRGILIO GLI DICE CHE POTRÀ FARLO QUANDO SARANNO PIÙ VICINO A LORO (QUESTE ANIME SONO LE ANIME DI PAOLO E FRANCESCA DA POLENTA. LEI FIGLIA DELLA NOBILE FAMIGLIA DI RAVENNA) FRANCESCA SI SPOSA CON IL FRATELLO DI PAOLO (MALA TESTA) ED È UN UOMO BRUTTO PERÒ QUANDO SI SPOSA CON LUI SI INNAMORA DEL COGNATO E QUINDI I DUE AMOREGGIANO MA QUANDO IL MARITO VIENE A SCOPRIRLO LI TROVA E LI UCCIDE PER ENTRAMBI.
Sì tosto come il vento a noi li piega, Non appena il vento li conduce verso di noi
mossi la voce : «O anime affannate, io parlai e dissi “oh anime affannate
venite a noi parlar, s’altri nol niega!». Venite a parlare con noi se non è negato da qualcuno
Quali colombe dal disio chiamate e questi come colombe chiamate dal desiderio
con l’ali alzate e ferme al dolce nido con le ali alzate e ferme vengono per l’aria come vengono le colombe al dolce nido
vegnon per l’aere, dal voler portate; portate dalla passione
cotali uscir de la schiera ov’ è Dido , queste uscirono dalla schiera delle anime dove c’era anche Didone
a noi venendo per l’aere maligno, venendo verso di noi per l’aria maligna dell’inferno
sì forte fu l’affettüoso grido. Così forte fu l’affettuoso grido che io rivolsi loro
«O animal grazïoso e benigno o essere grazioso e benevole
che visitando vai per l’aere perso che vieni in visita per l’aria infernale (perso è un colore che è un nero con alcune sfumature di rosso, altra tonalità dell’inferno)
noi che tignemmo il mondo di sanguigno , per incontrare noi che tingemmo il mondo di sangue (perché morti per amore)
se fosse amico il re de l’universo , se il re dell’universo (dio) ci fosse amico
noi pregheremmo lui de la tua pace, noi pregheremmo lui per la tua pace
poi c’hai pietà del nostro mal perverso. Poiché tu hai pietà del nostro peccato perverso
Di quel che udire e che parlar vi piace, di quello che ti piacerebbe sentire e di cui ti piacerebbe parlare
noi udiremo e parleremo a voi , noi ascolteremo e parleremo con voi
mentre che ‘l vento, come fa, ci tace. Mentre il vento come sta facendo, ci tace (il vento limita il loro parlare)
PARLA FRANCESCA
Siede la terra dove nata fui la terra dove fui nata
su la marina dove ‘l Po discende si trova sulla marina dove il Po discende
per aver pace co’ seguaci sui. Per trovare pace con i suoi affluenti
TERZINE CHE COMINCIANO PER AMOR = ANAFORA
Amor , ch’al cor gentil ratto s’apprende, L’amore che si lega veloce al cuore gentile (ricorda al cor gentile rempaira sempre amor)
prese costui de la bella persona prese costui (paolo) del mio bel corpo che mi fu tolto dopo la morte
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende. E il modo in cui questo accadde ancora mi offende
Amor, ch’a nullo amato amar perdona , L’amore che non perdona di amare a nessun amante
mi prese del costui piacer sì forte , mi prese della bellezza di costui una maniera così forte
che, come vedi, ancor non m’abbandona. Che come vedi, ancora non mi abbandona
Amor condusse noi ad una morte. L’amore ci condusse ad un’unica morte
Caina attende chi a vita ci spense ». e chi ci spense la vita è atteso dalla Caina (la caina è una delle fosse infernali più basse in cui sono condannati coloro che hanno tradito i propri familiari)
Queste parole da lor ci fuor porte.
Quand’ io intesi quell’anime offense , quando sentì quelle anime offese
china’ il viso, e tanto il tenni basso, io chinai il viso e lo tenni tanto basso
fin che ‘l poeta mi disse: «Che pense?». Fino a quando il poeta mi chiese “a cosa stai pensando?”
Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso, quando risposi, cominciai “oh lasso
quanti dolci pensier, quanto disio quanti dolci pensieri, quanto desiderio
menò costoro al doloroso passo!». Portò costoro al passo doloroso della morte
Poi mi rivolsi a loro e parla’ io, poi mi rivolsi a loro e parlai io
e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri e dissi “ Francesca, le tue sofferenze
a lagrimar mi fanno tristo e pio. Mi rendono triste e pio (compassionevole = pio, pietas)
Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri, ma dimmi: al tempo dei dolci sospiri (sospiri nell’amor cortese sono una manifestazione corporea dell’amore)
a che e come concedette amore in che modo l’amore fece si
che conosceste i dubbiosi disiri?». Che conosceste i vostri desideri incerti?
E quella a me: «Nessun maggior dolore e francesca rispose : non vi è nessun dolore più grande
che ricordarsi del tempo felice quando si ricorda del tempo felice
ne la miseria ; e ciò sa ‘l tuo dottore . nella miseria e questo lo sa bene anche il tuo dottore (Virgilio)
Ma s’a conoscer la prima radice ma se hai tutto questo desiderio di conoscere la prima radice del nostro amore
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice. Te lo dirò come colui che piange e dice
Noi leggiavamo un giorno per diletto noi leggevamo un giorno per divertimento
di Lancialotto come amor lo strinse ; la storia di Lancillotto come l’amore lo coinvolse
soli eravamo e sanza alcun sospetto . eravamo soli e senza che nessuno ci guardasse
Per più fïate li occhi ci sospinse la rileggemmo più volte
quella lettura, e scolorocci il viso; e ci fece scolorare il viso
ma solo un punto fu quel che ci vinse. Ma solo un punto fu quello che vinse
Quando leggemmo il disïato riso quando leggemmo che il volto desiderato di ginevra
esser basciato da cotanto amante, fu baciato da un amante così valoroso
questi, che mai da me non fia diviso, e questi che non sarà mai diviso da me
la bocca mi basciò tutto tremante. Mi baciò la bocca tutto tremante
Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse: fu Galeotto il libro che lo scrisse (galeotto era il maggiordono di ginevra che la convinse a dichiararsi con lancillotto)
quel giorno più non vi leggemmo avante ». quel giorno non andammo più avanti
Mentre che l’uno spirto questo disse, mentre uno spirito disse questa cosa
l’altro piangëa; sì che di pietade l’altro piangeva; cosicchè io venni meno per la pietà
io venni men così com’ io morisse. Così come se stessi morendo
E caddi come corpo morto cade e caddi come cade un corpo morto