BOCCACCIO

Nota anche come la terza corona del ‘300 (tre autori principali: Dante, Petrarca e Boccaccio)

BIOGRAFIA: CHI È E QUALI LUOGH E INFLUENZE HA AVUTO NELLA SUA ESPERIENZA.

Boccaccio è nato nel 1313 ed è morto nel 1375; egli o era nativo di Certaldo da cui proveniva la sua famiglia mentre altre fonti ci dicono che fosse nato a Firenze, è comunque nativo dell’aria fiorentina. Il padre è un ricco mercante, socio del banco della famiglia Bardi a Firenze (nota per queste aziende che guadagnavano dal prestito di denaro) presso il quale il padre di Boccaccio prestava il suo servizio. La sua giovinezza è ambientata per lo più a Napoli perché il padre nel ’27 si trasferisce lì perché viene incaricato dai Bardi come rappresentante del banco a Napoli e al tempo vi era il re Roberto D’angiò. E quindi Boccaccio dal 27 al 40 (fase della sua giovinezza- dai 14 ai 27 anni). Napoli al tempo era una città dove vi era una corte molto raffinata, si respiravano gli ideali cortesi e al tempo stesso una città pittoresca dove si respira nei quartieri più antichi quella vita intensa e vivace. Boccaccio vivrà entrambi i lati di questa città: sia il lato cortigiano sia quello popolare e questa esperienza lo caratterizzerà molto.

Il padre voleva che il figlio lo seguisse nella sua attività, addirittura che studiasse diritto canonico per poterlo assistere ma Boccaccio in quegli anni non fece nulla di tutto ciò ma si dedicò alla letteratura, la sua grande passione, visse grandi amori anche con la figlia illegittima del re Roberto e passa questi anni di spensieratezza. Tuttavia nel 40 il padre è costretto a ritornare a Firenze (noi non sappiamo per quale motivo ma sappiamo che 5 anni dopo il banco dei Bardi fallì) e Boccaccio vive questo ritorno con grande dolore perché a Firenze trova un ambiente più austero e a livello politico meno stabile. Tuttavia l’ambiente fiorentino lo porta ad abbracciare questo mondo letterario.

 Boccaccio ama tanto la letteratura classica quanto quella cavalleresca quanto anche la letteratura volgare. Con Petrarca intratterrà dei rapporti molto forti, prima a livello epistolare (scambio di lettere e lui lo considerava come un maestro) e successivamente si recherà molte volte nei luoghi in cui si trova Petrarca (Milano, Padova) e i due avranno occasione di confrontarsi. Entrambi condividono questo amore per le opere dell’antichità e questo interesse è alimentato anche dal fatto che ci sia un continuo scambio di manoscritti (libri) tra loro. E una volta tornato a Firenze si recò nel monastero di Montecassino si è appropriato di dei volumi (li ha rubati). Boccaccio ci dà l’idea di un personaggio molto curioso della cultura, della letteratura. Boccaccio è un grande ammiratore di Dante, gli dichiarò studi, una biografia e si ritiene che il comune di Firenze, dopo la morte di Dante, abbia affidato a Boccaccio il compito di fare da ambasciatore per portare una somma che il comune di Firenze offriva, alla figlia di Dante che si chiamava Beatrice ed era una suora per scusarsi per il trattamento riservato a Dante. Insieme a Petrarca a Firenze fu uno dei promotori della nascita del così detto studio fiorentino che nacque nel 1348 (anno della peste) (è uno studio equiparato ad una università) addirittura Boccaccio è riuscito a trovare il primo insegnante di Greco a Firenze. Boccaccio tramite Petrarca porta nello studio fiorentino questo personaggio calabrese che si chiama Leonzio Pilato che è stato il primo insegnante di greco a Firenze. 48 anno della pesta che si diffonde in tutta Europa e in quell’anno si diffonde anche a Firenze e Boccaccio sarà a Firenze durante la peste e perderà diversi parenti (la popolazione fu dimezzata) 

Boccaccio sopravvive alla peste e la peste sarà un elemento significativo per la sua esperienza letteraria perché poi lo ritroveremo come ambientazione della cornice della sua opera più importante, il decameron.

Negli anni 50 Boccaccio ha un momento di sussulto nella sua vita ma in quegli anni venne scoperta una congiura a danno del regime di firenze ordinata da persone molto vicinr a boccaccio e per qualche anno viene un po allontanato dagli incarichi pubblici e si rifugierà a certaldo ma questa cosa durò pochi anni perché poi riprese le attività di ambasciatore. Gli ultimi anni sono soprattutto segnati da una conversione del misticismo. 1360, Boccaccio si fa ordinare chierico e viene nominato sacerdote e gli viene attribuita la cura delle anime, egli visse in modo più appartato negli ultimi anni.

PRIMI DUE PERIODI DELLA SUA PRODUZIONE

  • Opere periodo napoletano >ideali cortesi, materiale produzione cavalleresca
  • Opere periodo fiorentino >caratteristica ricorrente: letteratura di tipo allegorico 

OPERE NAPOLETANE

La prima opera di cui ce testimonianza tra quelle giovanili nel periodo napoletano è la così detta ‘caccia di Diana’. È un poemetto in terzine (versi in endecasillabi, rima incatenata). Nella caccia di diana il tema è questo: ci sono delle ninfe che sono seguaci della dea Diana (dea della caccia) caratteristiche di Diana: era nota per la sua verginità, quindi tutte le sue seguaci dovevano essere caratterizzate dalla verginità e dalla castità. Queste ninfe nella caccia di diana decidono di abbandonare la dea che seguono per seguire la dea venere. Offrono le loro prede di caccia alla dea venere che trasforma questi animali in dei bei uomini e tra questi uomini, il poeta raffigura anche se stesso che grazie all’amore delle fanciulle viene trasformato da animale a uomo. Questa è un’opera giovanile ma vi sono elementi boccacceschi: a livello di ambientazione diana e venere sono elementi della classicità ma ha trattato alla luce di uno schema cavalleresco (dietro ce un ideale di cortesia) e si nota un tema che sarà tipico di Boccaccio ovvero il tema dell’amore che porta all’elevazione. L’amore viene visto da un punto di vista tutt’altro che dantesco. Boccaccio rappresenta un amore erotico, di divertimento, che non ha alcun fine spirituale.

Un’altra opera di questo periodo è il filostrato, (un poemetto scritto in ottave, l’ottava è una stanza cioè una strofa composta da 8 versi endecasillabi, di cui i primi sei sono in rima alternata e gli ultimi due a rima baciata) titolo che Boccaccio dà pensando nella sua scarsa conoscenza del greco e significa colui che è distrutto dall’amore per la sua interpretazione. La storia viene tratta da uno dei numerosi romanzi cavallereschi ovvero dal roman de troyes in cui vengono raccontate le vicende della guerra di troia secondo uno schematismo tipico cavalleresco (soldati = cavalieri) ma Boccaccio si sofferma su una singola storia ovvero ‘l’amore tra il giovane Troiolo, figlio di priamo e la prigioniera criseida. Troiolo si innamora di Criseida e quando qiesta viene liberata e data al padre lui ne soffre ma soffre ancor più quando nota in battaglia che diomede (grande soldato greco) porta un fermacapelli che era della sua amata e quindi pensa che criseida l’abbia tradito con lui. A questo punto la storia finisce tragicamente perché troiolo decide di morire anche se lei non lo aveva tradito. 

Invenzione di boccaccio, boccaccio l’ottava rima l’ha presa da delle opere di carattere popolare ovvero i cantari > opere poetiche popolari in cui venivano raccontate storie famose per il tempo provenienti dai cicli cavallereschi. 

Un’altra opera di questo periodo è il filocolo, Boccaccio pensa di dare questo titolo intendendo colui che passa le pene d’amore ma in realtà non significa ciò. Ci troviamo davanti un’opera narrativa, in prosa, basata su un’altra storia famosa al tempo ed è la storia di due giovani amanti, Florio e Biancifiore: Florio è il figlio del re di Spagna e presso la sua corte abita un’orfana, orfana perché il padre è stato ucciso dal padre di Florio ed è stata adottata nella corte. L’orfana è Biancifiore. I due crescono insieme e si innamorano sin da subito ma poiché il padre di Florio è contrario ben presto li divide e vede come schiava la povera Biancifiorie, dopo numerose peripezie i due si riconosceranno e si puniranno in amore. Qui Boccaccio prende una storia abbastanza famosa per il tempo e la rappresenta secondo i canoni di un genere che era molto praticato nella tarda letteratura greca, il così detto romanzo greco che prevedeva ci fossero queste storie di giovani che ancora sono inesperti d’amore e questa storia dovesse essere ostacolata da qualcuno e che dopo una serie di peripezie ci fosse una agnizione (riconoscimento) e che poi ci fosse un lieto fine. Boccaccio invece nel filocolo aggiunge nella serie dei luoghi che va a rappresentare una serie di descrizioni di tipo erudito che appesantiscono la prosa. 

L’ultima opera del periodo napoletano è ‘la teseida delle nozze di emilia’ è un poema in ottave che racconta una storia tratta da un altro romanzo dei cicli cavallereschi: il romanzo dei tebe 

Trama: Teseo che è il re di atene, si trova in guerra con le amazzoni, la  guerra si conclude con l’innamoramento di Teseo per la regina delle amazzoni Ippolita e con il loro matrimonio. Dopo il matrimonio, nella reggia di Teseo sono presenti due prigionieri di origine tebana che si chiamano: arcita e palemone, i due si innamorano entrambi della sorella di Ippolita che si chiama Emilia e Teseo che si accorse di ciò, li sottopose a delle sfide che saranno vinte da Arcita, il quale però è stato ferito in queste sfide e quindi muore. Il racconto si conclude con le nozze di Palemone e Emilia. Anche qui vediamo una storia tratta da un ciclo cavalleresco di origine greca.

OPERE FIORENTINE

La prima opera è la ‘comedia delle ninfe fiorentine’, opera narrativa in prosa che presenta di tanto in tanto dei componimenti poetici in terzine dantesche che accompagnano la narrazione che potremmo definire un prosimetro. Cosa viene raccontato: il pastore Ameto è un essere rozzo ma viene a contatto con le ninfe che abitano i colli nei pressi di Firenze e queste ninfe sono guidate da una donna bellissima che si chiama Lia di cui lui si innamora e la grazia delle ninfe e l’amore di Lia, ingentiliscono l’nimo rozzo e rude del pastore Ameto. Anche qui il tema è la capacità dell’more di ingentilire gli animi. Quest’opera vuole essere un omaggio alla bellezza delle donne di firenze. Questa opera evidenzia dei tratti dell’opera più importante di Boccaccio, il decamerone perché ci sono delle digressioni ma non sono più di carattere erudito ma sono dovute alle novelle raccontate dalle ninfe.

Altra opera è ‘la visione amorosa’ che è un poema in terzine, in cui il poeta narra che viene guidato dalla sapienza in sogno in un castello dove vede dei dipinti che raffigurano varie figure astratte: la sapienza, la gloria, l’avarizia, l’amore e la fortuna. Queste raffigurazioni vengono rappresentati in termini allegorici, tramite dei personaggi che danno una spiegazione di che cosa sono questi principi astratti. i riferimenti sono tanto alla commedia di Dante quanto ai trionfi di Petrarca.

Altra opera è ‘l’elegia di Madonna Fiammetta’ anche questo è un racconto in prosa, scritto in prima persona da Madonna Fiammetta (l’elegia di madonna…è come se fosse una lunga lettera rivolta per le donne innamorate per raccontare le sue pene in amore) Fiammetta è una donna napoletana che ha amato ed è stata amata dal giovane e bel Parfilo che però l’ha abbandonata e si è dimenticato di lei. Fiammetta soffre anche il fatto di essere sposata e quindi il marito la vede in queste condizioni e si interroga su ciò che le possa essere successo e quindi per cercare di attenuare il suo dolore, la porta nei bei luoghi della costiera napoletana per farla svagare ma queste gite non fanno altro che aumentarle il dolore perché sono i luoghi che lei passò con il suo amato Parfilo. L’influenza modello dell’opera è un modello della classicità di un’opera di Ovidio che si chiamavano ‘le eroidi’ > erano delle lettere scritte da Ovidio che nella finzione le faceva scrivere a queste donne del mito che avevano subito delle pene d’amore e quest’opera nell’antichità fu una grande innovazione perché per la prima volta si faceva parlare le donne e si mostrava l’amore dal loro punto di vista. E Boccaccio riprende ciò nella sua epica dimostrando una gran finezza di introspezione psicologica nella mente della donna ferita.

L’ultima opera del periodo fiorentino è il ninfale fiesolano, un altro poemetto in ottave in cui viene raccontata la storia mitica dell’amore tra il giovane Africo e la ninfa, seguace di Diana, Mensola. La storia è un mito che vuole spiegare le origini del borgo di fiesole. La storia è tragica perché Africo ama Mensola, Mensola ama Africo ma Mensola non può concedersi a Africo perché le seguaci di Diana devono conservare la loro verginità. Ad un certo punto Africo la stupra e successivamente si ucciderà buttandosi in un fiume anche Mensola non resistendo, confesserà  a Diana il misfatto e Diana la trasformerà in un fiume > è un mito eziologico cioè che vuole spiegare le origini di qualcosa. Qui vediamo un Boccaccio che rappresenta un amore abbastanza umile, popolare e con sentimenti semplici. In questa opera vi è un riferimento continuo a modelli della classicità greco romana soprattutto per i così detti paesaggi arcadici.

IL DECAMERON DA PAGINA 503 IN POI.

Opera più importante di Boccaccio e della letteratura italiana.

Fu scritta probabilmente tra il 1348 e il 1353

IL NOME: 

Boccaccio lo chiama decameron perché nell’italiano antico l’usanza era di accentuare l’ultima sillaba delle parole tronche. Questo nome deriva: deca dal greco che significa 10 – emeron = giorno quindi decamerone perché è un’opera disposta nell’arco di 10 giorni. In tutto ciò ce un antecedente che lo troviamo in un’opera di santambrogio che si chiama exameron (6 giorni). 

10 giorni perché quest’opera che è una raccolta di novelle (testi narrativi brevi), è all’interno di una struttura un po’ più complessa, le novelle sono raccolte in una cornice (la cornice è una situazione che circonda la narrazione delle novelle- Firenze, la peste). A Firenze nel 1348 si era diffusa la peste che stava prendendo tutta europa e vi erano questi 10 giovani, 7 donne e 3 uomini che decidono di allontanarsi dalla città per andare in campagna per evitare il rischio di contagio e trovano il modo di passare il tempo raccontandosi delle novelle e si danno anche una serie di regole per raccontarle; ogni giorno infatti viene nominato un re o una regina della giornata che sceglie il tema della giornata sulla base del quale si devono orientare le novelle. Ogni personaggio racconta ogni giorno la sua novella. 10 novelle per 10 giorni fa 100 (il senso è dare ordine al caos)

Visione sociale di Boccaccio: comparazione con Dante

A livello sociopolitico Dante osserva che l’aristocrazia stava perdendo il potere e i nobili erano privati dal partecipare alla vita politica – Boccaccio invece ha una visione diversa: questa realtà borghese mercantile la vede come una realtà vivace e positiva e vede la possibilità di unire questa nuova classe agli antichi valori della cortesia //se per Dante questi bifolchi arricchiti sono il contrario dei valori della cortesia, per Boccaccio siamo in una fase in cui è possibile coniugare questi due elementi e Boccaccio riporta questo suo ideale nella cornice del decameron (nel caos si arriva all’ordine). I personaggi non sono facilmente identificabili ma da loro dei nomi che sono per lo più grecizzanti come Neifide – l’unico personaggio che ha un po’ più caratterizzazione è uno dei tre maschi che si chiama Dioneo che sostanzialmente vuol dire “di venere”. Dioneo ha la possibilità di non rispettare le regole della giornata ed è il personaggio tramite il quale il poeta fa parlare e lascia a questo personaggio la possibilità di raccontare le novelle più divertenti.

DIONEO = personaggio sotto il quale l’autore potrebbe rappresentare diversi tratti della sua personalità, sicuramente è il personaggio con il quale boccaccio di diverte di più

STRUTTURA: ricerca dell’ordine e dell’armonia in un contesto caotico che si osserva nell’organizzazione architettonica e molto attenta che Boccaccio conferisce all’opera.

Perché ce una perfetta simmetria sia tra alcune novelle (100 novelle, 10 per giornata- le giornate sono di simile lunghezza, all’inizio di ogni giornata ce un prologo in cui viene descritta la situazione, i personaggi…e alla fine ce una sorta di commento da parte dei personaggi e al termine di ogni giornata ce una ballata che presenta un ritornello) sia tra alcune giornate.

La prima novella è incentrata su un personaggio che è un esempio di vizio, ser ciappelletto, termina l’ultima novella rappresenta il personaggio di Griselda che è un personaggio di estrema virtù. Anche ciò che viene trattato nella prima e nell’ultima giornata sono temi contrapposti perhcè nella prima giornata vediamo varie rappresentazioni del vizio mentre nell’ultima come tema vi è il tema della magnaminità. La sesta giornata è quella che ha come tema le novelle in cui un personaggio si è cavato fuori dai pericoli con un buon motto – giornata in cui viene esaltata la parola, capacità del parlare che è una manifestazione di intelligenza umana. La sesta giornata è il centro focale di tutta l’architettura perché viene esaltata l’arte della parola, la quarta e la quinta son dedicate all’amore e poi ci sono la settima e l’ottava che son dedicate alle beffe, agli scherzi.

La novella è qualcosa di caotico perché è ti tema variegato 

DA DOVE LO TIRA FUORI BOCCACCIO QUESTO GENERE?

La novella è un genere popolare e la cosa che gli interessa è scrivere un’opera che abbia un contenuto popolare

QUALI SONO GLI AMBIENTI CHE VENGONO RAPPRESENTATI:

la principale ambientazione è quella cittadina dove ci sono personaggi di vario rango che si incontrano ma ci sono anche novelle che seguono un’ambientazione cortigiana, alcune hanno come tema quello del viaggio, soprattutto via mare. Boccaccio vede la società in maniera laica, che se non ci fosse sarebbe un disastro.

Vediamo due temi fondamentali: quello della fortuna e quello dell’amore

Fortuna intesa come sorte, un elemento importante perché i personaggi andranno in contro ad eventi che li metteranno in difficolta e certe volte grazie al loro ingegno, riusciranno a vincere.

L’amore: che può essere trattato in diverse maniere: tragico con un finale triste, amori cortesi, amori carnali…

TECNICHE NARRATIVE

L’autore e narratore sono nella cornice. Nelle novelle sono narratori i vari personaggi e ci aspetteremmo vari punti di vista ma, siccome i personaggi sono poco caratterizzati non ce grande differenza dei punti di vista

LINGUA E STILE

Possiamo fare una distinzione tra due modelli linguistici: il discorso autoriale e il discorso diretto.

Il discorso autoriale sarebbe il modo in cui scrive l’autore quando vi è una narrazione mentre il discorso diretto sarebbe tutte le volte che i personaggi parlano direttamente

Boccaccio nobilita molto il discorso autoriale 

SINTASSI

Il periodale di Boccaccio riprende il modello della lingua latina, soprattutto quella ciceriana quindi si possono vedere principali che sono messe in fondo al discorso, stile ipotattico (stile in cui prevale la subordinazione) sul modello di cicerone. In vari passi utilizza clausole (parte finale di un periodo) ritmiche ossia questi finali di periodo. Nel discorso autoriale Troviamo contrapposto ad una sintassi molto complessa, un lessico molto variegato che va da termini elevati a termini del registro basso. Nel discorso diretto invece vediamo una grande varietà a secondo di chi parla

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Inizia cosi: è una cosa umana avere compassione per chi è in sofferenza.

Dice di esser stato giovane fin dalla giovinezza acceso

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